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sabato 29 giugno 2013

SAN PAOLO DELLA CROCE IL PREDICATORE DELLA PASSIONE DI GESU' E METODO DELLE SUE MISSIONI .


SAN PAOLO DELLA CROCE 
IL PREDICATORE 
DELLA PASSIONE DI GESU’ 
E METODO DELLE SUE MISSIONI . 

Il nostro Santo già settuagenario che nelle sue infermità porta scolpite le Nobili Cicatrici delle mortificazioni e delle sofferenze di tutta la sua vita , chiuderà ben presto la sua lunga carriera d’Apostolato . Il filo della storia , per maggior chiarezza , ci ha costretto a sospendere il racconto delle sue Missioni che non furono mai interrotte se non dalle più gravi malattie . Noi consideriamo ora il suo mirabile Apostolato , raccogliendo i fatti più salienti . Il teatro del suo Apostolato fu l’Italia ; qui lavorò alla santificazione del popolo con le sue missioni , santificò il clero e le Vergini Consacrate a Dio nel chiostro , per mezzo di esercizi spirituali .
Qual’era la Sorgente di questo Apostolato che suscitava un indescrivibile entusiasmo tra le popolazioni e colpiva di meraviglia anche i più illuminati Dottori , i Sacerdoti , i Vescovi , i Cardinali e gli stessi Sommi Pontefici ?
Paolo un giorno in un slancio Apostolico , scongiurava 
Gesù Crocifisso 
di salvare i peccatori ricordandogli che per le loro anime aveva versato il suo Sangue Prezioso . Penetrato da vivo sentimento di umiltà credette tutto a un tratto di vedersi egli stesso coperto di peccati e di ingratitudini . << Ah , esclamò , io prego per gli altri e la mia anima è nel più profondo d’inferno ! >> . Tanta umiltà e tanto timore commossero il Cuore dello Sposo Crocifisso .
<< La tua anima , gli disse con ineffabile tenerezza , è nel mio Cuore >> .

Il Cuore del Divino Maestro fu dunque il principio dell’Apostolato di Paolo .
In questo , Santuario , infatti , cominciò da allora a vivere della vita stessa del suo Dio ; i pensieri e i sentimenti di Gesù Cristo furono i suoi sentimenti e i suoi pensieri ; il suo zelo s’infiammò allo zelo che portò Gesù Cristo a morire sopra una Croce . La Carità di Gesù Cristo ha abbracciato l’universo per salvare tutti gli uomini ; la carità di Paolo avrebbe voluto abbracciare il mondo intero . Gesù nel giardino degli ulivi , alla vista dei peccati di tutti gli uomini , alla vista delle anime che malgrado la sua Passione si sarebbero miseramente perdute , fu colpito da un dolore così profondo , che cadde in agonia e dal suo Corpo Divino colò Sudore di Sangue .
Vedendo il Sangue di un Dio inutile per tante infelici vittime , che ogni giorno cadevano nell’inferno , Paolo si immedesimava talmente con le Sofferenze del Salvatore , che si sarebbe creduto di vedere in Lui la sua immagine . Pallido , disfatto , abbattuto fra le angosce dell’agonia sembrava vicino ad esalare   l’ultimo respiro e piangendo esclamava :
<< Ah , un Dio Crocifisso…! Un Dio morto…! Oh , carità…! Oh , prodigio d’amore…! Oh , ingrate creature…! Anche le pietre paingono… eh , che , il Sommo Sacerdote è morto e non si deve piangere…? Bisognerebbe aver perduto la fede per non piangere amaramente . Oh , mio Dio…! >> .
Dinanzi all’immagine dell’Uomo dei Dolori , Paolo prega e supplica di morire Crocifisso con lui . Il Martire Divino lo esaudisce ed ecco il nostro Santo che , associato al Redentore , partecipa abbondantemente ai Dolori della Passione . Tra gli ardori Divini del Cuore di Gesù , divenuto abituale dimora della sua anima , Paolo della Croce si consuma dal desiderio di veder distrutto il regno di satana e le anime riconquistate a Dio .
Un giorno fu rapito in estasi . Gesù lo nascose nelle sue Piaghe Adorabili e dopo averlo investito con la sua Luce Celeste , gli svelò l’orribile trama dei peccati del genere umano . Nel vedere quell’enorme malizia il suo cuore s’infiammò di zelo ; Paolo divenne un VERO APOSTOLO . Ecco il segreto del suo meraviglioso Apostolato ; ecco lo stimolo che lo spronava a combattere con ardore sempre nuovo il peccato , il mondo e satana . Così senza badare alle sue infermità , alle fatiche , alle sofferenze di ogni specie , tenendo continuamente le ARMI IN MANO , STRAPPO’ ALL’INFERNO UNA MOLTITUDINE DI ANIME , INFLIGGENDO I PIU’ DURI COLPI AL demonio che , in tante anime , già aveva calcolato di annullare il trionfo di Cristo . Altro potente lievito del suo Apostolato era la sua SANTITA’ , vittima di amore e di espiazione per i peccati del mondo la sua vita era una continua Crocifissione , un’eloquente PREDICAZIONE DEL DIVIN CROCIFISSO . Prima dell’approvazione delle Regole , egli non prendeva anche in missione altro nutrimento che legumi e un pezzo di pane , altra bevanda che acqua . Qualche volta , soltanto per obbedire ai suoi ospiti , vi aggiungeva poche gocce di vino e accettava alimenti più sostanziosi . Ma ben presto l’eccessiva fatica gli gli toglieva l’appetito e non mangiava che con sforzo e ripugnanza . Fuori dei pasti osservava una rigorosa astinenza . Dopo aver lungamente Predicato e ascoltato NUMEROSISSIME CONFESSIONI , andava ad estinguere al sua sete ai Piedi del Santissimo Sacramento , dove più di una volta trovò il più DOLCE RIFRIGERIO del corpo e dell’anima .
Diceva al Signore col Santo Ardire dell’Amore :
<< Voi , caro Gesù , avete detto - Se qualcuno ha sete , venga a me , e beva ;
- A Voi tocca darmi da bere , davvero , davvero che Gesù me lo dava , e massime una volta mi saziò molto bene . Un benedetto medico mi disse poi che il tollerare quella gran sete , avrebbe potuto cagionare qualche gran febbre maligna , e m’indusse a bere dopo la predica . Ah , quel medico mi rovinò. Pazienza ! >> . Di notte non trattava meglio il suo corpo già tanto sfinito : prendeva un breve riposo sulla nuda terra e spesso restava in ginocchio , scacciando il sonno con dure austerità . Qualche volta la curiosità dei suoi ospiti arrivò a scoprire nella sua camera spaventosi strumenti di penitenza . Dio ha permesso di poter sottrargliene qualcuno la cui sola vista fa orrore . E’ la disciplina che si conserva a Gaeta dalla quale già abbiamo parlato ; poi una disciplina di cinque battenti che recavano nelle loro estremità palline di piombo armate di punte di ferro ; un cuore e un cilizio anche essi di ferro munite di unte acute , due catene le cui estremità portavano stelle di speroni con uncini . Si conserva nella camera che abitava a S. Angelo una Croce di legno armata di 186 punte di ferro .
Il buon Padre la portava sul petto continuamente al ricordo delle Sofferenze del Salvatore . Non parliamo dei cilizi di pelo di cammello . Si flagellava anche con una catena formata da molti anelli , simile a quella dei forzati , servendosi di essa soprattutto in tempo di missione per offrirsi a Dio come Ostia vivente di espiazione , obbedendo alla legge della sostituzione dell’innocente al colpevole . Ne faceva una specie di mazzo e si batteva con tanta forza , che l’uditorio gettava grida di pietà .
Un giorno mentre si flagellava , uno degli astanti salì sul palco , senza che il Servo di Dio se ne avvedesse , per strappargli lo strumento dalle mani ; ricevette un colpo così forte , che il suo braccio rimase ferito . Ma il Santo fece un segno di Croce sopra di lui e lo guarì , come se il Signore avesse voluto ricompensare con un prodigio la mano che gli offriva tale sacrificio .
Avendo poi scoperto che queste catene si conservavano nel convento della Presentazione , sul Monte Argentario , Paolo le prese e le gettò in una cloaca , dicendo : << Giacché avete storpiato me , non voglio che storpiate altri >> . Negli ultimi anni della sua missione usava la disciplina a cinque lame di acciaio arrotondante all’estremità e ben affilate da ogni parte come rasoi . Qualche volta , soprattutto quando predicava sull’inferno , compariva sul palco con la corda al collo e , portando sulla testa una Corona di Spine così calcata , che il sangue gli colava sulla fronte .
A tante sofferenze aggiungeva le fatiche dei luoghi e frequenti viaggi , sempre scalzo , a capo scoperto e con la sola tunica , bagnato di sudore d’estate , tremante e quasi morto di freddo nell’inverno . Non potendo il suo corpo sostenere sempre il peso di tali rigori , avveniva che spesso cadeva malato . Ma appena in piedi , riprendeva i suoi lavori Apostolici , benché così pallido e così sfigurato alla compassione . Andando una volta con suo fratello Gian Battista a predicare una missione a Farnese , pregò un uomo di avvertire il Parroco e la popolazione del loro arrivo . Il messaggero partì e , fatta la sua commissione , aggiunse : << Per uno dei missionari potete preparare una bara , ha l’aspetto di un morto che di un vivo >> .
Nei tre periodi dell’anno , che chiamava << Campagne Apostoliche >> , il nostro Santo passava da una missione all’altra senza quasi respirare . Si può dunque concludere , senza timori d’ingannarsi , che la vita di un tale Apostolo fu un vero prodigio .
Per comunicargli la potenza e la fecondità della Redenzione , 
Dio stesso con un aumento di sofferenze , lo abbandonava qualche volta , come il suo Divin Figliolo nella Passione , ai furori di satana .
Il buon Padre non esigeva dai suoi figli i lavori e le penitenze rigorose che imponeva a se stesso , soprattutto nei primi tempi . Voleva anzi che si usassero le moderazioni indicate dal Papa e che si seguisse il consiglio dato da Gesù Cristo ai suoi Apostoli :
<< Mangiate quel che vi danno >> .
Non permetteva a questo riguardo nessuna singolarità , ma esigeva che ognuno si conformasse alla pratica comune . Un giorno il Padre Marco Aurelio del SS. Sacramento , avendogli chiesta quale sarebbe la sua condotta , se qualcuno dei loro volesse fare astinenza in tempo di missione , come un certo missionario di grande virtù e molto celebre , Paolo rispose : << Gli proibirei le missioni , atteso che la Regola su di questo è chiara , e se gli altri ciò fanno , la loro Reola niente su ciò prescrive , ma la nostra , sì . Regolandosi secondo il prescritto della Santa Regola , si conserva con la santità anche l’umiltà , in caso contrario si pone uno a pericolo di perdere l’una e l’altra >> .
Aveva pure l’abitudine di raccomandare ai Padri che mandava in missione , di prendere la refezione necessaria : << Se il Signore , diceva loro , comunicarvi uno spirito straordinario , starete anche molti giorni senza cibo , ma non avendo tale spirito , bisogna regolarsi con Santa Prudenza , giacché le fatiche sono grandi >> .
Non intraprendeva mai una missione senza essersi assicurato della Volontà di Dio . Ben lungi dall’ingerirsi in questo difficile Ministero con uno zelo irregolare e capriccioso , non avrebbe fatto un passo senza essere chiamato dai superiori e munito di un legittimo incarico . Voleva che la stessa Regola fosse fedelmente osservata nella sua Congregazione . Se si reclamava il suo Ministero o quello dei religiosi , se ne rallegrava nel Signore ; se non si ricercava , si rassegnava alle disposizioni Divine con Santa indifferenza .

 SEGUE 


 LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
                                    Terziario Francescano                                                                                      

giovedì 27 giugno 2013

LA DEVOZIONE IN TENERA ETA' DI SAN PAOLO DELLA CROCE A GESU' CROCIFISSO .

 
 LA DEVOZIONE IN TENERA ETA' 
DI SAN PAOLO DELLA CROCE 
A GESU’ CROCIFISSO

LA SUA INFANZIA
Un fanciullo di così belle speranze reclamava le più grandi cure per bene educarlo . Questa prima educazione che appartiene in modo speciale alla mamma , educazione estremamente delicata e decisiva per l’avvenire , che forma l’uomo fin dalla culla , né in seguito può esser supplita , trovata in Anna Maria tutti i necessari requisiti : elevatezza di pensiero , delicatezza di sentimenti , pietà fervente , e maniere affabile . Per questa madre che potrebbe esser modello di tutte le altre , la miglior educazione è quella eminentemente cristiana . Ella perciò non solo circondò con scrupolosa vigilanza il tesoro che il Padre Celeste le aveva affidato , ma con zelo illuminato depositò in quel cuoricino il seme di tutte le virtù . L’aveva sempre sotto i suoi occhi e con tatto e prudenza allontanava tutto ciò che avrebbe potuto offuscare quell’innocenza che poi Paolo , divenuto grande , avrebbe avuto la fortuna di conservare sempre pura . Gli insegnò a conoscere Iddio , ad amarlo , a servirlo ; gli raccontava la vita degli Anacoreti ; e siccome era molto unita a Dio , sapeva dare i suoi racconti tanta attrattiva e tanta pietà , che il piccolo Paolo pendeva attento dal suo labbro .
Così nacque in lui quel gusto per la solitudine che non lo lascerà più per tutta la vita . Altre volte era la storia della Passione e Morte di Gesù . Benché fosse ancora in sì tenera età , il bambino si commuoveva fino alle lacrime . Se , come accade a tutti i bambini di quell’età , accomodandogli i capelli , piangeva , la mamma con ingegnosa e delicata insinuazione gli raccontava qualche tratto dei Santi Anacoreti .
Paolo Francesco , avendo ancora negli occhi le ultime lacrime , ascoltava con amabile sorriso . Altre volte , , mettendogli tra le mani un piccolo Crocifisso , gli diceva : << Guarda , figlio mio , quanto ha patito Gesù ! >> . Il bimbo con uno sguardo di tenerezza fissava Gesù Crocifisso e taceva . La pia madre che non aveva dimenticato di Consacrare fin dalla nascita quel figliolo alla Regina delle Vergini ,  
ora gli parla spesso di Gesù Bambino e della sua Madre ;
gli diceva quanto Gesù fosse docile e saggio ; quanto la Madonna fosse amabile e buona . Paolo fu preso da un singolare amore per Gesù Bambino e per la Madre sua . E come era felice di poter indirizzare ad essi ogni giorno le sue preghiere inginocchiato e con le manine giunte dinanzi alla loro immagine . E’ sempre sul Cuore di Maria che si formano i Santi !

Vedremo presto la testimonianza di amore che gli diede Gesù Bambino e la protezione della Santa Vergine . L’incessante sollecitudine della madre , trovava un efficace concorso nel padre che , con gli esempi più che con le parole , si prodigava egli pure nell’educazione del figliolo .
Il ricordo di una madre così virtuosa restò profondamente scolpito nel cuore di Paolo ; anche negli ultimi anni , quando spiegava dal palco i doveri che i genitori hanno verso i figli ; si compiaceva di citare l’esempio di colei a cui doveva , oltre alla vita , la felicità di essere tutto di Dio : << Se io mi salvo , diceva , come spero , sono molto tenuto all’educazione di mia madre >> . Che magnifico elogio , sulla bocca di un tal figlio ! Felici quelle madri che , come Anna Maria , educano i figlioli non per il mondo , ma per Iddio ; essi saranno la gioia sulla terra , e la loro corona in Cielo . Questa giovane pianta così piamente coltivata , non tardò di ammantarsi di fiori e di frutti . A proporzione che Paolo avanzava nell’età , cresceva anche in virtù . Si vedeva ogni giorno più svilupparsi in lui l’inclinazione alla solitudine , alla preghiera e alla mortificazione , mentre il suo carattere così dolce ed affabile che si guadagnava il cuore di tutti . Fuggendo i giuochi dell’infanzia , in compagnia del fratellino Giovanni Battista che fu , come vedremo , il suo compagno fedele nella vita e nelle fatiche Apostoliche , metteva tutto il suo piacere ad innalzar altarini con l’immagine di Gesù Bambino e della Madonna ed adornarli di fiori . Là passava lunghe ore , recitando il Rosario , pia pratica che mantenne per tutta la vita .  
Un giorno , mentre pagava questo Tributo d’Amore alla Madre del Cielo , gli apparve un piccolo fanciullo , di bellezza incantevole : era Gesù stesso
che voleva ricompensare l’amore di Paolo . Ma anche la Madonna sì a lui che al fratello , Gian Battista , volle dare un segno straordinario di protezione . Mentre una volta in Ovada si recavano a Cremolino , ove i loro genitori avevano un secondo domicilio , caddero , non si sa come , nell’Olba . Le acque sono profonde , la corrente è rapida e i due giovanetti , trasportati dalla corrente , sono vicini a perire .
Ma all’improvviso ecco apparire una bellissima Signora , piena Maestà e di Grazia che , camminando sopra le acque , stende loro la mano , li strappa dai flutti e li libera dalla morte . Questo segnalato favore infiammò maggiormente il cuore di Paolo alla riconoscenza ed all’Amore verso la sua Liberatrice e quel Celeste Bambino , la cui bellezza lo aveva rapito .

INCOMINCIA LA DEVOZIONE A GESU’ CROCIFISSO 
Era ancora in tenera età e Dio già gli comunicava grandi lumi , il dono delle lacrime e quello d’orazione . Ignorando il metodo della meditazione e unicamente guidato dallo Spirito del Signore , Paolo faceva frequenti e lunghe riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo , di cui così spesso aveva sentito parlare dalla mamma che , senza saperlo , ispirandogli quella devozione , preparava le vie della Provvidenza Divina . Il Santo giovane , fissando il suo sguardo sull’immagine di Gesù Crocifisso ,
cominciava a considerare le crudeli sofferenze del Redentore e , a quella vista , non poteva trattenere le lacrime .
Così Gesù stesso lo prepara adagio adagio e da lontano alla sua provvidenziale missione : gli offre un’irresistibile attrattiva per la sua Passione e incomincia a dargli frequenti visioni della sua vita , dei suoi dolori e della sua morte .
Si mostra a Paolo con la Fronte Coronata di Spine , col Volto livido , col Corpo straziato da Piaghe Sanguinanti , con la Carne a brandelli .
L’impressione che ne riceve il beato giovane è tale , che la sua anima quasi agonizza per il dolore . Nessuna meraviglia se fin dalla sua giovinezza incominciasse ad amare tanto la sofferenza . Giovanissimo sapeva mortificare tutti i suoi gusti e macerare il suo corpo . Usciva segretamente dal suo letto e prendeva il suo riposo sopra una tavola per assomigliarsi al Salvatore che , nella sua ultima agonia , non ebbe altro letto che il legno della Croce . Spesso , in ginocchio , nel silenzio della notte , meditava le crudeli sofferenze di Gesù Crocifisso . Il venerdì soprattutto s’imponeva speciali penitenze : per tutto il giorno aveva lo spirito assorto nelle sofferenze del suo Dio ; a tavola si vedeva mesto , pallido , con gli occhi pieni di lacrime , si riusciva a stento fargli mangiare un pezzo di pane che bagnava col pianto . Usando delle corde , si era fatto un strumento di penitenza col quale batteva il suo corpo innocente . Fu tale il suo spirito di penitenza e di orazione , da comunicarlo anche al fratello Gian Battista . Noi li vedremo praticare insieme per tutto il corso della loro vita le austerità più spaventose .
La Passione di Gesù era , dunque , sempre presente allo spirito del nostro Santo e già fin d’allora voleva essere Apostolo . Spesso adunava nella sua camera i suoi fratellini e sorelline e parlava loro della Passione con una forza ed una unzione sorprendenti per la sua età . I suoi uditori ne erano commossi e vedendolo piangere , piangevano con lui . Con la penitenza e l’orazione Paolo aveva preparato nel suo cuore un Santuario al Dio dell’Eucaristia ; presto avrebbe fatto la sua prima Comunione . La mamma aveva avuto cura di mandarlo al catechismo della parrocchia ; poi si era fatto un dovere di ripetergli ella stessa la Verità della Fede . Ignoriamo purtroppo , l’epoca precisa della sua prima Comunione . Crediamo che questo grande atto della vita cristiana sia avvenuto in Ovada prima che , per terminare i suoi studi , fosse condotto dai genitori a Cremolino , dove vediamo al Santo Banchetto col fervore di un Angelo . Malgrado questo spiacevole difetto di documenti , ci è facile farci un’idea delle grazie straordinarie delle quali Iddio dovette ricolmare quell’anima in un giorno così solenne e pensare che a partire da quell’epoca , camminando di virtù in virtù , dovesse far pasi da gigante nella Via della Santità . La Comunione dovette essere la sua felicità e la sua forza ; la Comunione lo preserverà da tutto ciò che potrebbe macchiarlo ; il Tabernacolo sarà la Torre in cui Paolo metterà al riparo la sua virtù .

I SUOI PRIMI STUDI
Paolo era sui dieci anni , Luca vedendo nel figlio uno spirito vivo e penetrante e una memoria felicissima , affidò la sua educazione ad un maestro che unisse insieme scienza e virtù . Per questa missione incaricò un suo amico , religioso Carmelitano di Cremolino . La docilità del giovane scolaro , la sua intelligenza , la sua applicazione gli guadagnarono il cuore del Maestro . Questi , e per le belle qualità del discepolo e per l’amicizia che lo legava al padre , prodigò verso il giovane tutte le sue cure . Paolo rispose ben presto alle lezioni del Maestro e alle speranze del padre ; i suoi progressi nello studio superarono ciò che si poteva attendere dalla sua età , e il Maestro , meravigliato , fece del discepolo i migliori elogi .
Scrive San Vincenzo Strambi : << I suoi talenti naturali furono causa del suo progresso , ma più di tutto la sua applicazione costante sostenuta con serenità di spirito e tranquillità di cuore , libero dalle passioni che turbano l’intelligenza . Nei suoi studi gravi ed assidui apprese Paolo il nodo di ragionare con precisione , esprimersi con grazia , con insinuazione , con eloquenza grave e pia che rendeva il suo parlare ornato , elegante ed attraente ; il che dilettava e commoveva tanto gli uditori nel corso delle sue predicazioni >> .
Trasformato quasi in preghiera , lo studio non arrecò nessun nocumento alla sua pietà e i progressi nella scienza dei Santi non furono meno notevoli . Continuò fedelmente i suoi molteplici esercizi di pietà : non venne mai meno all’orazione che faceva di buon mattino ; ogni giorno ascoltava la Santa Messa ; più spesso che poteva si nutriva col Pane degli Angeli .
Il tempo che gli rimaneva libero dallo studio lo impiegava in pie letture o in soavi colloqui davanti al Tabernacolo o all’Altare della Madonna .
Il lavoro e la Preghiera furono , così , come l’aroma che preservò da ogni attacco l’innocenza della sua anima . La sua modestia , il suo candore e la sua amabile pietà fecero presagire fin d’allora che sarebbe un giorno un gran Servo di Dio . Terminò i suoi studi letterari a sedici o diciassette anni .

Testo tratto da Padre Luigi-Teresa di Gesù Agonizzante , C. P. 
San Paolo della Croce Fondatore dei Passionisti Postulazione Generale PP. Passionisti 
SS. Giovanni e Paolo - Roma 1952 . 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano
                                                                                                

mercoledì 26 giugno 2013

SAN JOSEMARIA ESCRIVA' DE BALAGUER FONDATORE DELL'OPUS DEI .

San Josemaria Escrivà de Balaguer 26 giugno Josemaría Escrivá nacque a Barbastro (Spagna) il 9 gennaio 1902 . Fra i 15 e i 16 anni cominciò ad avvertire i primi presentimenti di una chiamata Divina , e decise di farsi Sacerdote . Nel 1918 iniziò gli studi ecclesiastici nel Seminario di Logroño , e dal 1920 li proseguì nel Seminario San Francesco di Paola , a Saragozza , dove dal 1922 svolse mansioni di " Superiore " . Nel 1923 iniziò gli studi di Legge nell’Università di Saragozza , col permesso dell’Autorità ecclesiastica , senza che ciò ostacolasse gli studi teologici . Ricevette il Diaconato il 20 dicembre 1924 , e fu ordinato Sacerdote il 28 marzo 1925 .
Nella primavera del 1927 , sempre col permesso dell’Arcivescovo , si trasferì a Madrid , dove si prodigò in un instancabile lavoro sacerdotale in tutti gli ambienti, dedicandosi anche ai poveri e ai malati delle borgate , specie agli incurabili e ai moribondi degli ospedali . Divenne Cappellano del “ Patronato per i malati ” , iniziativa assistenziale delle Dame Apostoliche del Sacro Cuore , e fu docente in un’Accademia universitaria . Frattanto continuava gli studi e i corsi di dottorato in Legge , che a quell’epoca si tenevano solo nell’Università di Madrid .
Il 2 ottobre del 1928 il Signore gli fece vedere con chiarezza l’Opus Dei .
Da quel giorno il fondatore dell’Opus Dei si dedicò , con grande zelo apostolico per tutte le anime , a compiere la missione che Dio gli aveva affidato .
Il 14 febbraio del 1930 iniziò l’apostolato dell’Opus Dei con le donne . Nel 1934 fu nominato Rettore del Patronato di Santa Elisabetta .
Il 14 febbraio 1943 fondò la Società Sacerdotale della Santa Croce ,
inseparabilmente unita all’Opus Dei , che, oltre a permettere l’ordinazione Sacerdotale di membri laici dell’Opus Dei e la loro incardinazione al servizio dell’Opera , avrebbe più tardi consentito pure ai Sacerdoti incardinati nelle diocesi di condividere la spiritualità e l’ascetica dell’Opus Dei , cercando la Santità nell’esercizio dei doveri ministeriali , pur restando alle esclusive dipendenze del rispettivo Ordinario diocesano .
Nel 1946 si trasferì a Roma , dove rimase fino alla fine della vita . Da Roma stimolò e guidò la diffusione dell’Opus Dei in tutto il mondo , prodigando tutte le sue energie nel dare agli uomini e alle donne dell’Opera una solida formazione dottrinale, ascetica e apostolica . Alla morte del fondatore l’Opus Dei contava più di 60.000 membri , di 80 nazionalità . Monsignor Escrivá fu Consultore della Pontificia Commissione per l’interpretazione autentica del Codice di Diritto canonico e della Sacra Congregazione per i Seminari e le Università ; Prelato onorario di Sua Santità e membro onorario della Pontificia Accademia teologica romana , è stato anche Gran Cancelliere delle Università di Navarra (Spagna) e Piura (Perù) .
San Josemaría Escrivá è morto il 26 giugno 1975 . Da anni offriva la sua vita per la Chiesa e per il Papa . Fu sepolto nella Cripta della chiesa di S. Maria della Pace , a Roma. La fama di Santità che già ebbe in vita si è diffusa , dopo la sua morte , in tutti gli angoli della terra , come dimostrano le molte testimonianze di favori spirituali e materiali attribuiti all’intercessione del fondatore dell’Opus Dei ; fra di essi si registrano anche guarigioni clinicamente inesplicabili .
Numerosissime sono anche state le lettere provenienti dai cinque continenti , fra le quali si annoverano quelle di 69 cardinali e di circa 1.300 vescovi - più di un terzo dell’episcopato mondiale - che chiedevano al Papa l’apertura della Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Josemaría Escrivá .
La causa si è aperta nel febbraio del 1981 . Conclusi tutti i necessari tramiti giuridici , la Beatificazione del fondatore dell'Opus Dei è stata celebrata il 17 maggio 1992 .
Il 6 ottobre 2002 è stato canonizzato nel corso di una solenne cerimonia presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II , in piazza San Pietro
alla presenza di oltre 300 mila fedeli provenienti da tutto il mondo . Dal 21 maggio 1992 il corpo del Beato Josemaría Escrivá riposa nell’altare della chiesa prelatizia di S. Maria della Pace , nella sede centrale della Prelatura dell'Opus Dei , costantemente accompagnato dalla preghiera e dalla gratitudine delle tante persone di tutto il mondo che si sono avvicinate a Dio attratte dall’esempio e dagli insegnamenti del fondatore dell'Opus Dei e dalla devozione di quanti ricorrono alla sua intercessione .

Fonte :

Ufficio Informazioni Opus Dei


LAUS  DEO 

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano
                                                                                             

sabato 22 giugno 2013

LA DEVOZIONE DI SAN PAOLO DELLA CROCE MENTRE CELEBRAVA LA SANTA MESSA .



LA DEVOZIONE 
DI SAN PAOLO DELLA CROCE 
                  MENTRE CELEBRAVA 
                     LA SANTA MESSA 
                                                                         
                                                 
di San Vincenzo M. Strambi C.P. 

La devozione però verso l'Eucarestia non la dimostrava mai così accesa e fervente come quando celebrava la S. Messa . Oh ! In quelle occasioni sì che si vedeva il nostro Padre tutto fede , tutto devozione , tutto tenerezza e per l'amore sembrava divenuto un Serafino . Dopo aver premesso a questo Santo Sacrificio una lunga e fervida preparazione , saliva all'altare . Tutto raccolto e riconcentrato in Dio , mutava di colore , si accendeva in volto , e tutto s'infiammava di modo che l'incendio interno mandava quasi vampe di carità all'esterno . Si vedeva così rubicondo in faccia che sembrava un Serafino . Per molti anni non celebrò mai senza grande spargimento di lacrime . Posto poi dal Signore , quale oro nel crogiuolo dell'aridità e della desolazione , cessarono un poco le lacrime , ma bene spesso si vedeva molle di tenero pianto . Questo accadeva d'ordinario dalla consacrazione sino alla fine della Messa .
Quando celebrava solennemente per lo più entrava in un raccoglimento così profondo , che conveniva si scuotesse e si facesse una dolce violenza per proseguire la Santa Messa , nella quale d'ordinario il canto , massime del Prefazio e del Pater noster , veniva interrotto da alcuni trilli di pianto , che risvegliavano fede e devozione anche nei circostanti . Era molto esatto nell'osservanza delle rubriche ed in ciascuna delle sacre cerimonie . Si vedeva che accompagnava tutto con spirito interno , onde per usare le parole di testimoni di vista , sembrava piuttosto un Serafino d'amore , che uomo terreno .
Celebrata la Santa Messa si ritirava subito in luogo appartato per trattenersi liberamente
da solo a solo col suo Gesù
e sfogare con Lui gli affetti del suo cuore e struggersi tutto e perdersi felicemente nel suo amato Bene . Delle sacre suppellettili che dovevano servire alla celebrazione dei divini misteri , era tanto geloso che non pareva si potesse accontentare . Talvolta rimandò indietro un primo e un secondo corporale e vi avrebbe certamente mandato anche il terzo , se non fosse stato bene pulito :
« Le cose - diceva - che si debbono usare per il Santo Sacrificio della Messa , siano pulitissime e mondissime » .
Volle il Signore mostrare ancora con prodigi quanto gli fosse grata la viva fede e la devozione del suo Servo in quella sacrosanta azione . Celebrando la Messa nel Monastero di S. Lucia di Corneto , una mattina assai per tempo , il Ministro che rispondeva osservò con stupore , che quando il Santo fu vicino alla Consacrazione , cominciò a sollevarsi dalla predella dell'altare una specie di fumo , come se si fosse bruciato dell'incenso e di tanto in tanto si innalzava tal profumo che non si può esprimere né assomigliare ad alcun altro odore .
La maggior meraviglia però fu , che il Santo poco prima e poco dopo la Consacrazione , per due volte si levò in aria quasi due palmi sopra della predella . Perchè l'amore che desidera di piacere all'amato Bene si serve di molti stimoli per operare con più perfezione , il Padre Paolo ogni volta che si accostava a celebrare i sacrosanti Misteri , per avere migliori disposizioni , si immaginava che quella fosse l'ultima volta che si presentava al Sacro Altare .
Confidò ad un religioso : « Ogni volta che celebro la Santa Messa , mi comunico come se fosse per viatico » e soleva esortare gli altri a fare non solo questa santa opera , ma tutte le altre ancora , come se fosse l'ultima della vita . È proprio di chi ama e possiede e gusta soavemente di un bene immenso , desiderare che tutti gli altri e specialmente quelli che hanno con lui maggiori attinenze e comunicazioni , ne gustino e lo posseggano con gran pienezza .
Per questo il Santo bramava ardentemente che tutti i Sacerdoti e in particolare i nostri di Congregazione , si arricchissero dei tesori che si trovano nel Santo Sacrificio dell'Altare . Inculcava loro che preparassero bene il cuore per ricevere Gesù Cristo .
« Procurate di porre ogni diligenza in celebrare con alta devozione , e ringraziamenti dopo , e custodire die ac nocte , il Tabernacolo interiore , che è il petto Sacerdotale : chi fa così , presto brucerà di santo amore . Custodite con grande cautela questo vivo Tabernacolo , e tenetevi le lampade accese , cioè la fede e la carità ; tenetelo sempre apparato a festa con l'esercizio d'ogni virtù . Gesù celebrò i Divini Misteri nel Cenacolo apparato : Caenaculum stratum » .
Soprattutto raccomandava ai suoi religiosi che non solo si preparassero alla Santa Messa con la seria meditazione dei misteri di nostra fede , ma che nell'atto medesimo di celebrare accompagnassero con lo spirito Gesù Cristo nella sua Passione e Morte , poiché la Messa è una rinnovazione del Sacrificio della Croce . Si figurassero di cebrare le esequie al Redentore con lo spirito di compunzione di Maria SS., San Giovanni , Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo .
Diceva che il cuore del Sacerdote doveva essere il Sepolcro di Gesù Cristo , e siccome quello ove fu posto dopo morte , era nuovo , in quo nondum quisquam positus fuerat ; (Luc. 23, 53) così doveva il cuore del Sacerdote essere mondo , animato da viva fede , da una grande confidenza , da una ardente carità , da un vivo desiderio della gloria di Dio e della salute delle anime
Era solito dire che nella Messa era tempo proprio di negoziare coll'Eterno Padre , mentre gli si offriva lo stesso suo Unigenito morto per nostra salute .
« Avanti di celebrare (scrisse ad un Sacerdote) vestitevi delle pene di Gesù Cristo , con un sacro colloquio fatto placidamente in mezzo alle siccità : portatevi all'altare i bisogni di tutto il mondo » . Desiderava che tutti i Sacerdoti di Congregazione si distinguessero nell'esattezza e nella piena osservanza delle rubriche . Insisteva con grande sollecitudine perchè i novelli Sacerdoti fossero bene istruiti ed in possesso delle sacre cerimonie : anzi egli stesso più d'una volta si prendeva la cura di assisterli nell'atto che ne facevano la prova .
Non poteva soffrire di vedere disordine o errore nelle cerimonie sacre . Se vedeva che qualcuno mancava , lo correggeva opportunamente, dicendo : « Le rubriche si devono studiar prima » , oppure in altra maniera procurava , che chi ne aveva di bisogno , si emendasse dell'errore e della negligenza . Non poteva neppure tollerare che i Sacerdoti dopo la Santa Messa lasciassero quasi in abbandono Gesù Sacramentato senza fare il dovuto ringraziamento . Contro quest'abuso declamava nelle occasioni che gli porgeva il suo Ministero , per indurre tutti a celebrare devotamente , come egli praticava e rendere all'amorosissimo nostro Dio rendimento di grazie per questo immenso beneficio .
Scriveva ad un novello Sacerdote di Congregazione : « Io non le dirò che s'impratichisca bene delle rubriche del messale , essendo questo un suo preciso dovere , ma le raccomanderò che si avvezzi a celebrare i Sacrosanti Misteri con grande apparecchio che in ogni Sacerdote dovrebbe essere continuo con la santità della vita ; e se vuole che non sia detto anche di lei che il nostro buon Dio hospitabitur et pascet ingratos (è ospite e darà da mangiare senza averne un grazie ; Sir 29, 32 Vulg.) , io le raccomando caldamente di non essere nel numero di coloro (che io credo non esistano in questo inondo) dei quali disse il Grisostomo : Judam imitantur qui ante ultimam gratiarurn actionem discedunt ( Imitano Giuda coloro che se ne vanno prima del ringraziamento finale ) . E però , dopo che avrà celebrato , prosegua la sua intima unione col Sommo Bene in un lungo ringraziamento mentale » ( III, 743) .
« L'anima umile di cuore , fedele e tutta di Dio , non ha , né cerca modi , né sa cercarli per fare il ringraziamento tanto dopo la santa Messa che in altra occasione , qualunque essa sia ; perchè una tal'anima che vive di fede , in alta separazione da tutto il creato , in vera povertà di spirito e perfetta nudità di tutto ciò che non è Dio , tutta vestita in pura fede delle pene santissime di Gesù Cristo , nascosta e ritirata in solitudine interiore ed immersa tutta in Dio , arde nel fuoco della Divina carità , in silenzio di fede e di amore , vittima sacrificata in olocausto al sommo Bene , ed eccola in continuo ringraziamento , tanto nell'orazione che in qualunque opera esteriore... Quando avete celebrato la Messa vi siete cibato di Gesù , è vero ? Ora perchè dopo la Messa non lasciate che Gesù si cibi di voi , vi digerisca e vi trasformi in sé ed ardendo di quel fuoco d'amore , che arde nel suo Divin Cuore , non vi lasciate tutto incenerire ? Se sarete ben umile di cuore , ben annichilato , bene nascosto alle creature , vi sarà insegnato dal Divin Maestro nella scuola interiore la vera scienza dei Santi... » (III, 189, b. a.) .
Per quanto gli era possibile , impediva che si accostasse al Sacro Altare chi mostrava di non andarvi con la dovuta riverenza e non era vestito con l'abito che si conveniva . Essendosi una volta portato in un nostro ritiro per celebrarvi la Santa Messa un ecclesiastico distinto , che meritava certamente qualche riguardo , ma che vestiva un abito poco conveniente , il Padre lo riprese e non volle permettergli di celebrare la Santa Messa dicendogli : « Questo non è abito da ecclesiastico e da portarsi all'altare » . Per questo suo zelo scriveva ad un'anima devota : « Questo volo di spirito deve farsi nel Cuore di Gesù Sacramentato ed ivi spasimare di dolore per le irriverenze che riceve dai cattivi secolari e più dai cattivi ecclesiastici religiosi e religiose , i quali corrispondono con ingratitudine e sacrilegi a tanto amore . Per riparare a tanti oltraggi deve l'anima amante offerirsi vittima , tutta incenerita dal fuoco del santo amore ed amarlo , lodarlo e visitarlo spesso per quelli che lo maltrattano , massime visitarlo in certe ore che non vi è chi gli faccia corte » .
Non solo traspariva al di fuori la sua interna unione con Dio , il suo amore a Gesù Sacramentato quando celebrava , ma ancora quando amministrava il Sacramento dell'Eucarestia .
Nel dire quelle parole :  
Ecce Agnus Dei le proferiva con tale energia e santa riverenza , che sembrava vedesse il Divin Redentore nella sacrosanta Particola coi propri occhi .
Così ancora ogni volta che portava il Santissimo Sacramento processionalmente nel giorno del Corpus Domini ,
fu osservato che era tutto bagnato di lacrime . Quella Festa era per lui di singolare devozione e tenerezza . La celebrava con uno spirito meraviglioso di fede . Se stava in ritiro cantava la Messa e faceva la solenne processione nel recinto , ma con tale raccoglimento , cori tanta devozione e con tante lacrime , che bastava guardarlo per compungersi . Se era fuor di ritiro per qualche urgentissimo affare o per aiuto dei prossimi , come appunto un anno fra gli altri accadde in Ronciglione , si poneva con tutto il fervore del suo spirito a fare ossequio a Gesù Cristo Sacramentato , che portavasi nella solenne processione .
Ma non si può spiegare , dice una persona religiosa che lo vide coi propri occhi , con quanta devozione lo facesse : basta dire , che tutto si disfece in lacrime e poi cominciò ad esclamare :  
« Oh che grande amore ! Oh che giornata è questa ! oh carità , oh amore ! »
Scrivendo il Santo in quella solennità ad un'anima devota , manifesta in poche parole l'ardore del suo spirito : « La farfalletta gira intorno al lume e poi si brucia in esso ; così l'anima giri pure intorno , anzi dentro quel Lume Divino e tutta s'incenerisca in esso , massime in questa grande dolcissima ottava di Gesù Sacramentato . Ah mangiate , bevete , ubriacatevi , volate , cantate , giubilate , esultate , fate festa allo Sposo Divino » .
Conoscendo altresì i tesori immensi che si trovano nella SS. Eucarestia e sono preparati a tutti i figli della Chiesa , esortava anche le persone secolari a comunicarsi spesso , ma comunicarsi però con grande affetto e devozione .
Scriveva : « La Santa Comunione è il mezzo più efficace che possa trovarsi per unirsi con Dio . State sempre preparata per la Divina Mensa : tenete il cuore ben purificato e custodite assai la lingua giacchè è la prima a toccare il SS. Sacramento . Portatevelo a casa dopo aver fatto però il dovuto ringraziamento e fate che il vostro cuore sia un vivo tabernacolo del dolce Gesù Sacramentato . Visitatelo spesso dentro di voi e fategli tutte le adorazioni , affetti e ringraziamenti , che v'insegnerà il santo amore » .
Testo tratto da: San Vincenzo M. Strambi, Lo spirito di S.Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, Alba: ed. Paoline, 1950, pp. 49-55. 

Chiunque recitava l'Ufficio Divino con poca fede e raccoglimento , bastava che avesse osservato il nostro Santo per rimanere confuso ed istruito del modo con cui si deve eseguire un'azione sì grande che dai S. Padri è chiamata opus divinum . Quantunque infermo o aggravato dalla vecchiaia , recitò sempre anche con suo gravissimo incomodo l'Ufficio e non volle mai prevalersi della dispensa concessagli da Clemente XIV , se non quando gli fu del tutto impossibile recitarlo : ma essendo oppresso dai suoi mali e negli ultimi anni di sua vita , si faceva aiutare da qualche Sacerdote che avesse voce chiara ed intelligibile , per non privarsi del celeste pascolo che nella recita del divino Ufficio gustava l'anima sua . Ogni volta poi che recitava l'Ufficio stava col capo scoperto , con compostezza esemplare e grandissima devozione . Sebbene fosse infermo e carico di acciacchi , nulladimeno non si poté mai indurre a coprirsi il capo nel tempo che lo recitava .
Non poteva quasi fare a meno di mostrare il suo dispiacere , se talvolta vedeva che qualcuno stava col capo coperto senza necessità . Anche in occasione di viaggi , recitando l'Ufficio , stava a capo scoperto , sebbene fosse d'inverno , in campagna aperta e in tempo di grande freddo . Negli ultimi anni di sua vita , quando maggiormente era travagliato dai suoi incomodi , il compagno lo stimolava istantemente a coprirsi il capo , dicendogli che non sarebbe stata mancanza di rispetto , se per motivo delle sue indisposizioni si fosse dispensato dal suo pio costume ed avesse recitato l'Ufficio così coperto .
Perchè il Santo non sapeva resistere ma voleva accondiscendere virtuosamente ad ognuno , per un poco si copriva , ma poi dopo un poco si scopriva di nuovo dicendo che assolutamente non poteva recitar l'Ufficio col capo coperto e soggiungeva : « Bisogna pensare , che si dice l'Ufficio » , quasi volesse dire : « Ora si parla con Dio ! » Voleva anche , per quanto gli fosse stato possibile , nelle sue indisposizioni alzarsi di letto per adempire con maggiore ossequio a questo dovere tanto gradito a Dio e tanto utile a tutta la Chiesa .
Più chiaramente dava a conoscere la sua fede e devozione quando trovavasi nel coro comune a pregare con gli altri . Era esatto e diligente nell'intervenirvi : non se ne dispensava né di giorno , né di notte ; anzi la notte tanto più volentieri si alzava e vi assisteva . Era persuaso che quel sacrifizio di lode offerto in quelle ore in cui la maggior parte degli uomini riposa o sta perdendo tempo in vani divertimenti o in peccati , è una dimostrazione di sincero amore all'amabilissimo Dio e diceva che in quel tempo si facevano al Signore le serenate d'amore .
Molte volte , benché fosse ammalato e mezzo storpio e appena si potesse reggere in piedi , voleva intervenire al coro ed era per tutti uno spettacolo di edificazione e di tenerezza vedere il loro vecchio Padre , strascinarsi a stento nel luogo dell'orazione e quivi fermatosi in piedi come poteva , offrire con grande devozione a Dio quel sacrifizio di cui trovava tutte le delizie del suo spirito .
Si vedeva quanto bene praticasse quella massima che inculcava agli altri : « Quando andiamo in coro a recitare il Divino Officio , ravviviamo la fede perchè in tali occasioni facciamo l'officio degli Angeli , dei quali si riempie il coro ad offrire un sacrificio di lode alla Divina Maestà » .
Stava attentissimo perchè il canto fosse regolato dalla vera devozione ed accompagnato sempre da quella distinzione e pausa che tanto contribuisce affinché la soavità sia unita al vero decoro e giusta gravità . Per animare tutti a salmeggiare con fervore , ricordava con vivezza e forza di spirito le parole dell'Inno : « Os lingua , mens , sensus , vigor confessionem personent » .
Se talora qualcuno sbadigliava , animato da vivo zelo bussava col suo bastoncino in terra e diceva :
« Non è questo il modo di recitare il Divino Ufficio , stando alla presenza di Dio » .
Vide una volta che un religioso recitava l'Ufficio stando appoggiato al muro senza quella compostezza che conveniva . Il Santo gli raccomandò di recitare l'Ufficio con attenzione e riverenza , perchè in punto di morte il Signore gli avrebbe fatto vedere quello che egli allora non considerava .
Mi ricordo che avendo sbagliato un chierico in coro - racconta un testimone - nella recita dell'Ufficio Divino , il Padre Paolo gli disse sotto voce : « Maledictus homo qui facit opus Dei negligenter » . Queste parole furono udite da me e da altri , perchè il coro era assai angusto ; ci riempirono di un santo timore e terrore , sicché si stava attentissimi a non sbagliare ( S. 490 , b. a ) .
Così parla e così pensa chi ha vivo sentimento di fede , per cui parlando con Dio , invisibile agli occhi del corpo , Lo vede e Lo contempla cogli occhi dello spirito .

Testo tratto da: San Vincenzo M. Strambi, Lo spirito di S.Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, Alba: ed. Paoline, 1950, pp. 55-58. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano

                                                                            

giovedì 20 giugno 2013

LA SERVA DI DIO MADRE MARIA JOSEFA DEL CUORE DI GESU' MONACA CARMELITANA SCALZA - SECONDA ED ULTIMA PARTE .

" Il cristiano deve spesso porsi avanti gli occhi i libri dei Santi per
iscorgere 
in quelli i difetti di cui si deve coreggere e le virtù di cui deve abbellirsi 
per 
piacere agli occhi del suo Dio "
         
                                              San Pio da Pietrelcina 

Lettera 18.  Pietrelcina  28. 7 . 1914 a Raffaellina Cerase Terziaria Cappuccina 
Epistolario  Vol.  II.  Ed.  2002.



Monastero Teresiano di Cerro de los Angeles Suor Maria Josefa prediligeva le cose più modeste e si prendeva grande cura degli oggetti di cui disponeva . Lavorava intensamente , delicata e veloce nei servizi affidatele , premurosa verso le sorelle ammalate . Si occupò volentieri del guardaroba della comunità , restando silenziosa e operosa per il bene delle sorelle . Amava la solitudine della cella , era consapevole che nella orazione il suo cuore giungeva in tutte le parti del mondo e per il bene delle anime e della Chiesa . Poche settimane prima della professione temporanea dei voti , Suor Maria Josefa accusò un forte dolore all'orecchio .
La Madre Maravillas fece chiamare uno specialista il quale diagnosticò una perforazione del timpano . Ciò allarmò molto Suor Maria Josefa , quella diagnosi era un impedimento alla professione dei voti . Pochi giorni dopo, a conclusione di un capitolo della comunità, Madre Maria Maravillas de Jesus chiamò in disparte Suor Maria Josefa per dirle : << ” Vostra carità è preoccupata , ma non ha motivo per esserlo , ho parlato con le sorelle e non c'importa nulla che possa rimanere sorda , cosicchè non è nessun impedimento alla sua professione dei voti ” >> .
Ancora una volta il buon cuore della Madre Maravillas era riuscito a infondere gioia e speranza in Suor Maria Josefa . Amare e sacrificarsi non è molto difficile ! Madre Maravillas scrivendo questa frase a Suor Maria Josefa quand'ella era ancora in famiglia , sembra tratteggiare per Maribel quello che sarà il cammino terreno di Suor Maria Josefa . Dopo un anno dalla sua prima professione dei voti al Carmelo di Cerro de los Angeles , Suor Maria Josefa accuserà dei forti dolori allo stomaco , così descritti dalla Madre Maravillas in una lettera alla priora di Las Batuecas : << ” Le ho parlato del grande dolore che abbiamo per Suor Maria Josefa , così buona , così completa e così fervorosa ? Peggiora di giorno in giorno , non riesce a trattenere nulla nello stomaco e l'altra notte ci ha fatto spaventare perchè alle due del mattino le sono venuti dei dolori così violenti che la povera , benchè non si lamentasse , aggrappata al suo Crocifisso , si contorceva nel letto ” >> .
Più avanti la Madre Maravillas scriverà : << ” Sono seriamente preoccupata e temo che il Signore ce la voglia portare via ” >> .
Per venti giorni e forse più Suor Maria Josefa non riusciva più ad alzarsi dal letto , né poteva nutrirsi per i forti dolori .
Un giorno Suor Maria Josefa dirà a Madre Maravillas :
Madre , la Santissima Vergine mi guarirà per l'8 settembre .
La comunità iniziò una novena a Nostra Signora de los Angeles , l'8 settembre Suor Maria Josefa si alzò per andare a Messa , la comunità è preoccupata , ma Maria Josefa insisterà per entrare in refettorio e prendere la colazione . Le Monache la videro riprendersi e mangiare di buon gusto , salire le scale normalmente.... La comunità era certa che la Vergine Maria l'avesse guarita . Fu cantato un Te Deum mentre Madre Maravillas è gioiosa per la sua figlia e scriverà :
<< “ Del miracolo..... non devo dire nient'altro , ma ogni volta che vedo Suor Maria Josefa....mi sciolgo...” >> .
Ma la salute peggiorerà per Suor Maria Josefa , vivrà giorni sereni ma anche giorni provati dalla sofferenza . Riuscirà a nutrirsi , ma altre volte ricadrà nella malattia senza nulla tenere nello stomaco . Il 13 dicembre 1943 Suor Maria Josefa emette la sua Professione Solenne , le fu imposto il velo nero , ora è Carmelitana Scalza .

Per quanti conoscono la vita di Santa Maria Maravillas de Jesus , definita dal Beato Giovanni Paolo II 
la Santa Teresa del Ventesimo Secolo ; non sorprende sapere quante vocazioni la Madre Maravillas attirò al Carmelo , tanto da dover lei stessa pensare a nuove fondazioni di monasteri . Certo , commuove pensare a come 60 , forse 50 o 40 anni fa tante anime generose rispondevano al Signore entrando nei Carmeli Teresiani in Spagna , ed erano così tante le vocazioni che occorreva aprire nuovi monasteri .
Al Carmelo di Cerro de los Angeles le richieste di ammissione al postulandato erano numerose . Il cuore di Madre Maria Maravillas de Jesus si mise all'opera . Pensò ad una fondazione nientemeno che a Duruelo , culla della riforma teresiana dei Frati Carmelitani , pensò di far risorgere a nuova vita quel convento-eremo...... , ma la Madre non ebbe offerte sufficienti per quel santo progetto .
La Madre Maravillas pensò e optò per Mancera , sede legatissima alla vita di San Giovanni della Croce . Ciò dimostra l'amore immenso che Santa Maria Maravillas de Jesus ebbe per l'Ordine Teresiano . Tutto era pronto , la Madre in persona doveva raggiungere Mancera per la fondazione . Ecco un nuovo distacco ! La comunità monastica di Cerro de los Angeles soffre già per la partenza della loro Madre , ma è consapevole che tutto è 
Opera di Dio , tutto è Volontà di Dio .

La comunità di Cerro è già all'opera per non far mancare nulla alla nuova fondazione di Mancera e alla loro Madre Maravillas . Il Carmelo di Cerro de los Angeles rappresenterà la “ Casa Madre ” per tutti gli altri Carmeli fondati in Spagna dalla Madre Maravillas .
Nel 1958 Suor Maria Josefa è eletta priora di Cerro de los Angeles . Seguirà con amore le nuove fondazioni di Carmeli ad opera della Madre Maravillas . Fu Madre Maria Josefa , per espressa volontà di Madre Maravillas , ad adoperarsi con le autorità di Roma per associare , unire i Monasteri Teresiani
Maravillosi ” in una federazione di monasteri denominata : “ Associazione Santa Teresa ” .
Ciò facendo , si desiderava dare una continuità e una forte identità allo stile di vita monastica teresiana , preservandola da tutto ciò che non rientra nel carisma della Riforma Teresiana e consegnando integro quel << Carisma Teresiano >> alle generazioni future della Santa Madre Chiesa .
La sollecitudine di Santa Maria Maravillas de Jesus e di Madre Maria Josefa per il futuro del Carmelo Teresiano trovò un felice riscontro nel documento del Vaticano II , Perfectae caritatis , il quale esorta i religiosi/e a riappropriarsi dell'originario carisma del proprio Fondatore/Fondatrice .
Ripercorrere le tappe della vita feconda di una Madre Maria Josefa o di una Madre Maria Maravillas de Jesus ci fa ricordare quanto scrisse il Monaco Cistercense Trappista Thomas Merton :
<< “ Il contemplativo edifica nel suo monastero una Gerusalemme Spirituale , immagine della città Celeste di Dio . La presenza di questa “ città di pace spirituale ” che si erge invisibile nei cuori degli uomini consacrati a Dio nel deserto , mantiene viva sulla terra l'essenza di quella pace che Cristo ha portato alla sua Chiesa . Il contemplativo vuole porre nel suo monastero un segno di ciò che tutti i cristiani cercano : l'unità nella carità e nella pace , la comunione dei Santi nella Glorificazione del Dio Trino . Il monastero resta nel mondo , ma senza essere del mondo , come una visione di pace , una finestra che si apre alla speranza di un regno totalmente differente , una nuova creazione , un paradiso terrestre dove Dio ancora una volta abita con gli uomini ed è quasi in modo visibile il loro Dio , la loro pace e la loro consolazione >> . ( Cf. Thomas Merton , Un Vivere alternativo , Ed. Qiqajon. Pag.69. ) .
Sarebbe interessante ed utile per noi fedeli laici , riprendere la lettura dell'Istruzione sulla vita contemplativa e la clausura delle Monache : << Verbi Sponsa >> , Istruzione approvata dal Beato Giovanni Paolo II il 13 maggio 1999 , per scoprire la ricchezza spirituale della vita contemplativa e dei suoi benefici per il Popolo di Dio e la Chiesa .
Il 2 Ottobre 2004 , dopo che Madre Maria Josefa si era prodigata per la Beatificazione e Canonizzazione di Madre Maravillas de Jesus , rese l'anima al Signore .
La comunità monastica di Cerro de los Angeles rimase al suo fianco fino al suo ultimo respiro recitando la preghiera-giaculatoria tanto cara a Madre Maria Josefa :
<< “ Gesù, Giuseppe e Maria vi do il cuore e l'anima mia ; Santo Cuore di Gesù in Voi confido , dolce Cuore di Maria siete la mia salvezza ” >> .
Così Madre Maria Josefa chiuse gli occhi in questa vita terrena per riaprirli nell'abbraccio verso quelle Madri di cui fu degna figlia : Teresa di Gesù e Maria Maravillas de Jesus .
Rendiamo grazie al Signore per aver donato alla Sua Chiesa , all'Ordine del Carmelo Teresiano ,
Madre Maria Josefa del Sacro Cuore di Gesù .


                                + Madre Maria Josefa del Cuore di Gesù

Ai lettori del blog consiglio di leggere la biografia di Madre Maria Josefa .
MARIA DE ALVARADO , Madre Maria Josefa del Cuore di Gesù , Edizioni Paoline , 2009 .

Per informazioni, segnalazioni di grazie, immaginette : Carmelitas Descalzas Cerro de los Angeles , Cerro de los Angeles , Carrettiera de Andalucia , km. 13,500 – 28906 GETAFE (MADRID) – SPAGNA .

PREGHIERA
Cuore Santissimo di Gesù , Focolare ardente di Carità ,
che ci hai comandato di amarci gli uni gli altri
come Tu ci hai amati .
Tu che ti degnasti accendere nel cuore
di questa umile carmelitana, Maria Josefa del Cuore di Gesù ,
una scintilla di quel fuoco ,
fa che sappiamo accogliere tutti
con la stessa umiltà e carità
con la quale lei ha compiuto questo precetto
per riflettere così in tutti l'amore
del Tuo Cuore .
Degnati di rendere gloria
alla Serva di Dio
Maria Josefa del Cuore di Gesù
e concedici tramite la sua
intercessione il favore che ti chiediamo.....
Amen.
Pater , Ave , Gloria .


     LAUS  DEO

    Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
                                    Terziario Francescano                                                                          

lunedì 17 giugno 2013

LA SERVA DI DIO MADRE MARIA JOSEFA DEL CUORE DI GESU' MONACA CARMELITANA SCALZA - PARTE PRIMA .

" Il cristiano deve spesso porsi avanti gli occhi i libri dei Santi per
iscorgere 
in quelli i difetti di cui si deve correggere e le virtù di cui deve abbellirsi 
per 
piacere agli occhi del suo Dio "
 
                                              San Pio da Pietrelcina 

Lettera 18.  Pietrelcina 28. 7. 1914 a Raffaellina Cerase Terziaria Cappuccina .
Epistolario  Vol.  II.  Ed.  2002.


Pace e Bene !
Spero che i lettori del blog apprezzino e gustino spiritualmente la vita dei Santi , Beati , Venerabili , Servi di Dio che via via nel tempo riesco a presentare brevemente . Mi accade che nelle mie giornate , spesso impegnate con il lavoro , misteriosamente il Signore mi fa conoscere un Suo testimone , un Suo discepolo o discepola . Sono “ testimoni dell'amore di Gesù Crocifisso ” di cui non avevo mai sentito parlare . Per cui , con i pochi mezzi a mia disposizione e grazie a internet , inizio a scoprire con voi la vita santa di questi “ testimoni del Signore ” . Alcuni di questi “ testimoni ” sono già Santi e riconosciuti canonicamente tali dalla Santa Madre Chiesa , altri invece hanno bisogno di essere più conosciuti . Leggendo la vita dei Santi , riscopro la bellezza del mio Battesimo e della mia vocazione come Terziario Francescano Cappuccino . Il mio augurio è che anche voi , fratelli e sorelle lettori e lettrici del mio blog , possiate attraverso la vita dei santi , riscoprire il vostro Battesimo , la vostra Fede in Gesù e magari “ innamorarvi ” di qualche Santo di cui presento la vita . Oggi vorrei accompagnarvi a scoprire una Monaca Carmelitana Scalza vissuta in Spagna , una figlia di Santa Teresa d'Avila e di Santa Maria Maravillas de Jesus , di quest'ultima ho già pubblicato tempo addietro la vita .
                    Si tratta di MADRE MARIA JOSEFA 
          DEL CUORE DI GESU .

                                Monaca Carmelitana Scalza *Pamplona (Navarra) 25.11.1915
                                               +Carmelo di Cerro de los Angeles 2.10.2004

Madre Maria Josefa del Cuore di Gesù Madre Maria Josefa del Cuore di Gesù nacque in una famiglia profondamente cristiana il 25 novembre 1915 a Pamplona (Navarra) Spagna . Nel giorno del suo Battesimo le vennero dati i nomi di Maria Isabel Trinidad , ma fin da piccina i suoi cari la chiameranno Maribel . Maribel era la quinta di sei fratelli , trascorse serenamente gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza e insieme ai suoi cari si accostava alla Comunione quotidiana .
Ancora giovanissima lesse la Vita di Santa Teresa di Lisieux e da allora sentì nel suo cuore più inclinazione e piacere per le cose di Dio . La mamma di Maribel decise di affidare la sua figliola affinchè potesse ricevere una buona educazione , al Collegio delle Dame di San Mauro a Madrid . Il 14 aprile 1931 inizia la seconda repubblica in Spagna , la situazione apparve complicata e dolorosa specialmente per i credenti . L'11 maggio dello stesso anno molte Chiese , Conventi e Monasteri di Madrid furono presi d'assalto o incendiati . Grazie al fratello non ancora diciassettenne Josè Maria , Maribel potè lasciare il Collegio di San Mauro per essere affidata alla sua famiglia .
Mentre attraversava le vie di Madrid , la giovinetta potè rendersi conto di quanto stava accadendo e di ciò che vide ne conserverà un vivo ricordo per tutta la vita . Scriveva a proposito ai suoi genitori l'11 maggio del 1931 : <<..... ” Uscendo (dal Collegio di San Mauro) la prima cosa che abbiamo visto è stata una gran folla che guardava entusiasta quell'orribile nuvola di fumo che usciva dal convento dei Gesuiti di Flor. E' stata una mattinata di angoscia , in cui abbiamo visto venire manifestanti... , una Suora ferita e molte altre vestite da laiche che , abbiamo supposto , appartenevano ad un Convento vicino a quello dei padri Gesuiti. …. Nella strada della Bola hanno trovato alcuni ragazzi sui tredici anni che hanno detto tra di loro : Vogliono questo , signorine ? Si trattava di una pisside ammaccata , senza coperchio , vuota.... Delle particole , cosa avranno fatto?.... Adesso stanno bruciando le tre case dei Gesuiti , dei Carmelitani e il Convento dei Fratelli delle Scuole Cristiane.... Ho i nervi a fior di pelle ; non faccio altro che sentire i pompieri che vanno e vengono ma viene loro impedito di gettare anche una sola goccia d'acqua... >> .
Maribel tornò in famiglia a Pamplona , il Vescovo del luogo , Monsignor Marcelino Olaechea stava tentando di riorganizzare la gioventù di Azione Cattolica , di questo gruppo di giovani faceva parte la zia e madrina di Maribel , Trinidad Garmendia , la quale inserì la figlioccia Maribel nell'Azione Cattolica di Pamplona . Maribel si trovò subito a suo agio e con tanto fervore partecipò ad ogni iniziativa del gruppo di giovani . Il Vescovo diede loro un locale ben riparato della Cattedrale e qui Maribel potè dedicarsi all'istruzione dei bambini poveri e al catechismo . Nel frattempo passano ben cinque anni da quell'11 maggio 1931 , nulla era cambiato , anzi tutto era peggiorato : il comunismo e la massoneria preparavano il terreno per far piazza pulita della Fede cristiana .
La regione di Navarra resistette con la preghiera , ben memore che la Spagna era Consacrata al Cuore di Gesù e alla Vergine Maria . Maribel sentiva sempre più forte la chiamata di Dio . Accadde che un amica di Maribel entrò al Carmelo di Zarauz , ma Maribel sentiva nel suo cuore una voce misteriosa che le diceva : “ Cerro de los Angeles “ . Cosa era Cerro de los Angeles ? Maribel l'aveva visto solo una volta mentre era nel Collegio di San Mauro di Madrid , le sue compagne le avevano detto che a Cerro de los Angeles c'era un Monastero . Maribel aveva anche sentito parlare della Carmelitana Scalza , Madre Maria Maravillas de Jesus e delle sue fondazioni di Monasteri di clausura , fondazioni che ricordavano molto quelle fatte da Santa Teresa d'Avila .
Accadde allora che Maribel conobbe per caso una signora , vedova , Ortensia Gonzales di Castejon . Questa signora aveva una figlia Carmelitana Scalza in un Monastero fondato dalla Madre Maravillas de Jesus , si trattava del Carmelo di Las Batuecas . Maribel venne a sapere dalla signora Ortensia , che le Monache Carmelitane Scalze di Cerro de los Angeles non erano state uccise dai rivoluzionari , ma queste si erano rifugiate proprio nel monastero di Las Batuecas . La signora Ortensia si fece una buona apostola e pian piano riuscì a convincere Maribel della santità di vita che si conduceva nei monasteri di Madre Maravillas de Jesus . Maribel decise così di scrivere alla Madre Maravillas per esporle la sua vocazione .

Madre Maravillas accolse bene la richiesta di Maribel e ne fu molto rallegrata , ma la buona Madre ( oggi Santa ) aveva un grande cuore materno e premuroso , infatti le condizioni di estrema povertà del monastero di Las Batuecas dove di erano rifugiate per via della guerra , suggerivano alla Madre Maravillas di usare prudenza e di ammettere le vocazioni solo dopo la guerra civile . Del resto come si poteva ricevere una giovane vocazione alla vita contemplativa in una situazione di precarietà e serio rischio ?
Aveva Madre Maravillas creduto alla vocazione di Maribel ? Pensiamo di sì , la Madre aveva un naturale intuito e nella preghiera avvertiva con chiarezza la genuinità di una vocazione , a dimostrare ciò ecco quello che Madre Maravillas scrisse a Maribel :
<< ” Quanto a lei , per quanta gratitudine potrà avere verso Dio Nostro Signore per averle concesso una Grazia così grande come è quella della Vocazione al Carmelo , sarà sempre poca , perchè non c'è dubbio che sia la più grande che può concedere ad una creatura ed è una cosa che, se diventa possibile , si apprezza ogni giorno di più , contrariamente a quanto succede nel mondo ” >> .
Maribel convinse i suoi familiari della sua vocazione al Carmelo , questi organizzarono il viaggio per Las Batuecas in una Spagna ancora provata dalla guerra . Finalmente il primo incontro di Maribel con Madre Maravillas , la giovane rimase tanto colpita dalla dolcezza della Madre , la quale senza indugio fissa la data dell'ingresso al Carmelo di Maribel per novembre . Il 18 novembre 1938 Maribel varca la soglia del Carmelo di Las Batuecas , i genitori di Maribel hanno ancora qualche dubbio sulla vocazione della figlia ad una vita così austera , ma la buona Madre Maria Maravillas de Jesus li rassicura , con parole che a noi fanno pensare subito alla schiettezza e buona esperienza di una Santa Teresa d'Avila , disse infatti : << ” Se è chiamata al Carmelo ? Questo si saprà subito , non appena Maribel metterà piedi in clausura ” >> . - Maribel entrò in clausura e..... Madre Maravillas tornò in parlatorio per riferire ai genitori : << ” Possono stare tranquilli , vostra figlia ha la vocazione e qui sarà felice ” >> . Maribel provò una grande pace , una grande gioia nel Carmelo ed ebbe la grazia di avere Madre Maravillas come priora e Maestra di Noviziato , così Maribel scriverà dopo il suo ingresso in clausura : << ” La nostra Madre Maravillas è mia Maestra di Noviziato e Priora . Nel santo Noviziato ci esorta continuamente a dare e a darsi al Signore con allegria . La Madre è molto esigente nel vincere la natura umana e nella pratica delle virtù , ma ha il dono di esigerlo con una soavità e comprensione che tutto ci sembra facile ” >> .
Maribel prenderà il nuovo nome con l'inizio del Postulando : Suor Maria Josefa del Cuore di Gesù .
Si può descrivere la vita delle Carmelitane al Monastero di Las Batuecas ? Proverò a farlo ma ciò che mi accingo a scrivere riporta alla mia mente non solo ciò che racconta Santa Teresa nel Libro delle Fondazioni , ma anche la povertà e austerità di vita dei primi Carmelitani Teresiani con San Giovanni della Croce . Il Monastero di Las Batuecas era privo di luce elettrica , niente riscaldamento . Le novizie asciugavano le pareti con stracci l'acqua dell'umidità che scendeva dalle pareti . Poco il cibo ma sul viso di ogni Monaca vi era impressa l'allegria e la gioia e quel “ Solo Dio Basta
della Madre Teresa d'Avila .
L'estrema povertà vissuta da quelle carmelitane segnerà la loro vita di contemplative e sarà “ preziosa ” per loro e vissuta sempre con amore abbracciati al Cristo povero .
Madre Maravillas , mentre la guerra civile volge al termine , pensa di far ritorno all'amato Monastero di Cerro de los Angeles . Era giunto il momento della separazione e a Las Batuecas sarebbe restato il noviziato . Suor Maria Josefa soffrì molto la partenza della Madre Maravillas .
Una frase di Madre Maravillas si impresse nel cuore di Suor Maria Josefa :
<<....”  Amare e sacrificarsi non è molto difficile , verò? ” >> . - Divenne il motto per tutta la vita di Suor Maria Josefa . Madre Maravillas arrivò al monastero di Cerro de los Angeles , con una generosità e operosità eroica , si mise all'opera per riparare i danni subiti in quella casa durante la guerra civile .
Si adoperò affinchè tutto fosse fatto bene e per accogliere le sue figlie rimaste a Las Batuecas . Lei stessa , a lavori ultimati , si recò a Las Batuecas per prendere le sue figlie . L'11 giugno erano tutte riunite al Cerro de los Angeles e il 26 si mise la clausura . Suor Maria Josefa indossò l'abito del Carmelo e fu la prima Novizia del Monastero di Cerro appena riaperto e ristrutturato .


SEGUE


  LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
                                   Terziario Francescano