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domenica 2 novembre 2014

IL SACRO CUORE DI GESU' A ROSOLINI - PARTE DICIASSETTESIMA - FINE.



CENNI BIOGRAFICI SU 
MADRE MARIA EMMANUELLA PANELLI 
MONACA VISITANDINA 

La Madre Maria Emmanuella Panelli si è addormentata nel Signore il 20 febbraio 2006 dopo 70 anni di vita religiosa, all’età di 91 anni. Pochi mesi prima era stata protagonista di una straordinaria cerimonia, che ben difficilmente coinvolge una monaca: il 6 novembre 2005 l’amministrazione Comunale di Rosolini si era riunita in seduta straordinaria nei locali del Santuario del Sacro Cuore, per conferire alla Madre Panelli la cittadinanza onoraria del Comune. 
Il Sindaco, Avv. Giovanni Ginca, commentando la motivazione dell’onorificenza diceva: “ La testimonianza di vita di Suor Maria Emmanuella Panelli, che tutti considerano Nostra Madre, è un insegnamento prezioso per le nuove generazioni. La clausura non è reclusione, ma profumo di libertà di mente e di spirito, è una profonda donazione all’altro e alla missione assegnata dal Signore ” . 
Da parte sua la Madre, dall’interno del coro monastico, rispondeva con pochissime parole: “ Non mi sento meritevole di tanti elogi, sono solo un piccolo strumento nelle mani di Dio ” . 
Basterebbero queste battute per sintetizzare la lunga esistenza della Madre, che verità appare come dispiegarsi sempre più consapevole e generoso di una fervente donazione al Signore e di un indefesso servizio ai fratelli. 

 Ada Panelli era nata a San Paolo del Brasile da genitori italiani emigrati. Rimasta orfana del padre a quattro anni, fu ricondotta in Italia dalla madre insieme con i fratelli maggiori Mario e Lupo. All’età di 11 anni, venne accolta nel collegio annesso al Monastero della Visitazione, a San Giorgio del Sannio, dove si trovava sua zia. In collegio Ada ricevette una solida formazione culturale ed umana, conseguendo il diploma magistrale e sviluppando tute le sue naturali tendenze artistiche, con l’acquisizione di una serie di abilità che una volta costituivano la dote irrinunciabile di una signorina di buona famiglia: musica, canto, ricamo, pittura ad acquarello, esecuzioni di merletti preziosi. Insieme con questo gusto del “ bello ”, nasceva e si sviluppava nell’adolescente l’aspirazione alla vita consacrata, come risposta entusiastica ad una chiamata dello Spirito. 
L’autenticità di questa vocazione e la fermezza della risposta si rivelarono drammaticamente nel momento in cui la mamma morì prematuramente, quando Ada aveva 16 anni. 
E’ impossibile descrivere ciò che passò allora nel suo cuore; la tempesta del dolore, quando viene superata secondo la volontà amorosa di Dio, rimane sempre uno dei segreti del Re che non è lecito indagare; sappiamo però che Ada, temendo che fosse ritornata a casa i fratelli non le avrebbero permesso il rientro in Monastero, decise di non recarsi a vedere la salma della madre e di non partecipare ai funerali. Fortificata da questa totale rinuncia, di sapore squisitamente evangelico, percorse con decisione le tappe che scandiscono gli inizi della vita monastica: postulato, vestizione, professione, prendendo il nome di Suor Maria Emmanuella. 
Nel Monastero si dedicò soprattutto all’insegnamento. 
Nel 1953 l’ubbidienza la condusse alla Visitazione di Acireale, Monastero fondato nel 1925 da Reggio Calabria; ma l’esperienza dell’esodo non era ancora finita. Nel 1959 proprio ad Acireale escono le fondatrici del Monastero di Rosolini, e Suor Maria Emmanuelle è chiamata a far parte del piccolo sciame di mistiche api, per dirla con il Santo Fondatore Francesco di Sales, in qualità di Assistente della Madre Maria Cecilia Berardi. 
Rosolini, ridente cittadina della Sicilia orientale, è stata luogo privilegiato nel quale si è manifestato con straordinaria efficacia l’amore misericordioso di Nostro Signore: un modesto quadro del Sacro Cuore, comprato con sacrificio da una giovane vedova, Carmela Aprile, divenne oggetto di fervida devozione nella sua povera casa. Intorno a questa immagine si formò, come è noto, una Cappella e un piccolo complesso di abitazioni, che ospitavano non solo Madre Maria Carmela Aprile e alcune compagne, ma anche una scuola materna e un orfanotrofio per bambine. La necessità di gestire tutte le opere in modo canonicamente e giuridicamente corretto, indusse il Vescovo del tempo, Mons. Calabretta, a chiedere una fondazione della Visitazione a Rosolini. 
Questi gli avvenimenti, disposti dalla Provvidenza, che condussero Suor Maria Emmanuelle a Rosolini, divenuta ora per lei la nuova patria. 
Nei primi anni dispiegò le sue doti umane e spirituali soprattutto nell’educazione dei bambini e delle fanciulle. A queste, insieme con la soda pietà, trasmetteva nozioni di economia domestica, di cucito, di esecuzione e stiratura di trine e merletti, insomma tutto quanto poteva servire a farne delle pie e accorte madri di famiglia, o delle virtuose Suore. Nonostante la salute cominciasse a darle dei problemi, non rinunciò mai a trascorrere la notte nei locali dell’orfanotrofio, a tutela e conforto delle bambine, che curava con sollecitudine materna. 
A Rosolini ebbe anche la gioia di rivedere il nipote, Mario Emanuele, che le raccontava del grande agiatezza di cui godevano nella città di San Paolo e dei loro latifondi, dove si erano costruite ville e attrezzature per l’esercizio dei vari sport, dal nuoto all’equitazione. Riferiva anche delle loro larghe elemosine che si traducevano nel finanziamento di una mensa per fanciulli di ogni età, abbandonati e poveri. 
Suor Maria Emmanuella ascoltava con affettuoso interesse, ma sul suo viso espressivo aleggiava il sorriso di chi è consapevole di avere scelto la parte migliore, mettendosi alla sequela di Gesù ubbidiente, povero e casto. 

Nel 1969 la Comunità chiamò Suor Maria Emmanuella alla pienezza della donazione e del servizio, eleggendola come Madre, ruolo che sostenne per 21 anni, con le interruzioni richieste dalle Costituzioni. Madre Panelli adempiendo questo oneroso incarico, ebbe modo di consolidare e mettere a frutto tutti i doni di grazia che aveva ricevuto e tutte le risorse del suo carattere forte e saggio, pensoso, riflessivo. 
Il suo grande cuore fu rifugio accogliente per le sue figlie; ma anche per tutti color che venivano a deporre ai piedi del Sacro Cuore le loro miserie fisiche, morali, spirituali e chiedevano alla Madre una parola di comprensione, incoraggiamento, conforto. Come la donna della Scrittura, non chiuse le sue mani ai poveri, e non solo a quelli che mancavano di cibo e di vestiario, ma a tutti quelli che pativano e più terribili forme di povertà: gli emarginati, i profughi, coloro che cercavano di uscire dal tunnel della droga o quelli che faticavano a reinserirsi nella vita sociale dopo tristi periodi di detenzione. Affrontava con sereno coraggio anche i problemi più spinosi e inguaribili e se qualcuno le faceva notare che nell’intraprendere qualche iniziativa non osservava i canoni della prudenza umana, spalancava i suoi occhi luminosi e rispondeva con un sorriso: “ Ma io lo faccio per il Signore ! ” . Con questa fiducia, e bussando senza stancarsi alla porta delle Autorità competenti, realizzò opere importanti per il Monastero. 
Nacque e si sviluppò in questi anni, nell’ambito della più pura dilezione Visitandina, una profonda intesa spirituale con Suor Maria Serafina Rubbera, cresciuta all’età di tre anni con Madre Maria Carmela Aprile all’ombra del Sacro Cuore; anima di grande umiltà e generosità, Suor Maria Serafina le era sempre accanto con il consiglio e con l’affetto e, grazie alle loro fatiche, si ottenne la chiusura della strada che divideva il Monastero della Casa della Fanciulla, divenendo così questa accessibile per mezzo di una veranda a vetri. Si iniziò l’ampliamento della Cappella che avrebbe assunto l’attuale forma ottagonale. Si costruì la Casa del Pellegrino, per offrire un luogo adeguato per un breve riposo ai numerosi devoti che giungano al Santuario in pellegrinaggio. 
Non le mancarono in questi anni le sofferenze fisiche: dovette affrontare numerosi ricoveri in diversi ospedali, dal Policlinico Gemelli di Roma ai vari luoghi di cure della Sicilia orientale; e nei patimenti accettati e vissuti con Cristo e per Cristo, risplendevano più luminose la sua fede e la su Carità. 
Gli abitanti di Rosolini la chiamavano nostra Madre perché percepivano in lei il fascino tipico delle Visitandine, profondamente radicate nel Cuore di Cristo e perciò capaci di irradiare carità a tutte le anime con le quali vengono a contatto. 
Nel 1976 le succedette al governo del Monastero Suor Maria Serafina che ebbe in Madre Panelli un fedele e amoroso Cireneo: si invertirono i ruoli, ma la loro unione si prolungava a beneficio della Comunità e delle anime. Madre Maria Serafina, infatti, grazie all’aiuto valido datole da Suor Maria Emmanuella, potè continuare a svolgere la sua missione di accoglienza dei pellegrini senza trascurare la formazione delle sue figlie e i lavori che rimanevano da fare per la sistemazione del Monastero e del Santuario. Quando fu colpita dalla devastante malattia, Suor Maria Emmanuella la sostenne, la curò, la servì con l’affettuosa riverenza di chi sa di trovarsi accanto ad un’anima grande e luminosa, divenuta trasparenza di Dio. 
L’intesa spirituale delle due Madri, che si era manifestata in vita, divenne più forte dopo la morte: in ogni difficoltà grave, quando la responsabilità di guida della Comunità la faceva tremare, Madre Maria Emmanuella faceva celebrare una Santa Messa in Memoria di Madre Maria Serafina, certa di essere sostenuta dalla sua intercessione. 
Negli ultimi anni della sua vita, il Signore fedele e ricco di Misericordia, che già su questa terra dona il centuplo a chi lascia tutto per seguirlo, mostrò in Madre Panelli la verità di questa sua promessa, associandola ancor più alla sua Croce, ma concedendole anche la più grande gioia di spendersi fino alla fine per la sua diletta Comunità. 
Movendosi con il deambulatore e poi sostando sulla sedia a rotelle, scendeva in Economato e si rendeva utile, come poteva, alla nuova Madre, Giuseppina Maria Latino, che in lei trovava sempre la Madre sollecita e premurosa per il bene delle sue figlie. E tale fu fino all’ultimo giorno della sua vita quando, per aiutare la Madre sovraccarica di lavoro e perplessa su cosa far mangiare alla Comunità - poiché erano stati proibiti dalle autorità sanitarie alcuni cibi - ella stese un menu per la settimana: con lo spirito pratico che la distingueva, affinato dalla lunga esperienza, in pochi minuti aveva risolto il problema, approntando uno schema alimentare alternativo. 
Fu l’ultimo atto della sua vita: alcuni istanti dopo, colta da malore, fu riaccompagnata in cella dove si addormentava dolcemente senza agonia. 

La venerata Madre Maria Armata Fazio, che in qualità di Madre Federale aveva avuto modo di conoscere bene la Madre Maria Emmanuella, l’ha definita “ Colomba senza Fiele ”, mettendo così in risalto la sua dolcezza Visitandina, unita ad una mitezza che nasceva dall’ubbidienza e dall’abbandono incondizionato alla Volontà di Dio, e da un non so che di ingenuo e di innocente che le traspariva dallo sguardo. 
Ci piace pensare che questa mite colomba abbia trovato il suo eterno nido nel Cuore Squarciato, nel quale il Verbo accoglie tutti coloro che lo hanno seguito fino alla Croce. 

 Fonte:
“Cinquant'anni di storia 1959-2009, Monastero della Visitazione di Santa Maria-Santuario Sacro Cuore di Gesù di Rosolini”, a cura della Federazione dei Monasteri della Visitazione dell'Italia Centro-Sud. Giugno 2009

FINE 

LAUS  DEO

Pax et Bonum 


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano