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mercoledì 3 dicembre 2014

BEATO MARIE JOSEPH CASSANT MONACO CISTERCENSE TRAPPISTA - PARTE SETTIMA .



MARIE-JOSEPH CASSANT  
Monaco Cistercense Trappista 
Beato 
DIMORARE NEL CUORE DI GESU' 
La natura e la grazia 


Apparentemente il nostro Fra Marie-Joseph è gratificato da una calma inalterabile. Ma è questa calma che lo contraddistinse. Dagli esami grafologici dei suoi manoscritti, la sua persona risulterà colma di un dinamismo molto basso, nulla fa di lui un ambizioso, un aggressivo. Soffre naturalmente di un complesso d'inferiorità, il suo diario ci rivela un giovane uomo che reputa gli altri “superiori a sé stesso”, con il rischio di sprofondare in una timidezza paralizzante. Si sottomette alla tutela altrui, privandosi di iniziative feconde che possano condurlo a cambiare. 
Ama la solitudine, la meditazione, è incline alla rassegnazione che lo porterà agli scrupoli. 
Davanti a qualsiasi avvenimento si presenta indifeso a causa della sua emotività. Una parola altrui maldestra o pronunciata ad alta voce, lo fa soffrire e specialmente quando gli vengono detti giudizi negativi su ciò che egli reputa più prezioso e più caro: la sua fede in Cristo e l'ideale del sacerdozio. 
Introverso, Fra Marie-Joseph non è un egoista. Affettuoso, delicato, egli ha un cuore di fanciullo, sensibile alla bellezza. Emotivo, inattivo, vulnerabile, potrebbe passare inosservato se il suo grande amore unito al coraggio e alla perseveranza non lo rafforzassero “coprendo” quelle che sono le sue deficienze. Questo coraggio e questa perseveranza sono gli aspetti più positivi del suo temperamento. 
Si troverà in perfetta armonia con la vita benedettina, vita benedettina che gli dona un quadro preciso proprio attraverso la Regola di San Benedetto che gli insegna la virtù dell'umiltà, che gli dona un atmosfera intrisa di silenzio, che lo esorta ad apprendere con docilità gli insegnamenti e i consigli del padre spirituale. Marie-Joseph si adatta senza urti interiori alla vita monastica. In lui non riscontriamo affatto nessuna crisi di vocazione, eccetto un breve momento di sofferenza dovuta al timore di essere respinto dai superiori per i suoi limiti intellettuali. Allontanerà da sé ogni giorno quell'ansietà, quel timore di essere reputato non idoneo alla vita monastica e al sacerdozio: non si arresterà un solo momento dinanzi alle difficoltà nello studio e ripeterà a sé stesso: occorre fare quel che si può...., e Dio farà il resto. 
Ci vorranno molte energie e sforzi per il nostro Fra Marie-Joseph per superare la sua emotività. I risultati piuttosto modesti dei suoi studi, l'incomprensione aspra di un suo professore, l'eventualità di una sua espulsione dalla comunità monastica, gli esami di teologia da sostenere probabilmente davanti al Vescovo, gli errori commessi probabilmente durante lo svolgimento dei servizi per la comunità: ecco ciò che affligge maggiormente Marie-Joseph. 
Per rigettare, respingere da sé lo scoraggiamento e avanzare con piena fiducia nella pace interiore, il nostro giovane monaco dovrà lottare sostenendosi con fedeltà alle sue genuine ispirazioni per il Signore e tramite i consigli del suo Padre Maestro, Fra André Malet. 
Se possiamo parlare di eroismo..., è questo il nodo principale”, affermerà Dom Chenevière ..e dirà ancora: “ è nel campo comune delle virtù di tutti i giorni, nel contesto banale d'un carattere alle prese con le sue difficoltà correnti di una esistenza senza responsabilità, che egli supererà e ci supererà nel dono di sé a Dio”. 
La sua fedeltà è rafforzata da un intenso sentimento religioso e da una grande attività volontaria, due qualità che Marie-Joseph ha avuto fin dalla sua infanzia. La fede e l'amore di Dio regnano indiscutibilmente in lui e lo aiutano ad eliminare le esitazioni e ad evitare di indebolire il suo ideale. Egli è incrollabile senza mai cadere nel fanatismo (Così come risulta dagli esami grafologici dei manoscritti di Marie-Joseph). 
Marie-Joseph vive comunque una pace interiore profonda, accoglie gli inviti pressanti della Regola di San Benedetto all'umiltà. Egli si reputa il più indegno della comunità monastica, indegno persino di entrare in coro. Commise errori il nostro fratello? Egli è grato a Dio per avergli donato l'occasione di umiliarsi. Egli trova la sua contentezza nelle cose più comuni e più semplici. Vive il silenzio, attende che lo si interroghi prima di parlare e parla a bassa voce e sobriamente, ha piena padronanza della sua persona. 
Ogni giorno, nella preghiera, egli domanda a Gesù di insegnargli l'umiltà. Con vigilanza, egli cerca di porre rimedio ai suoi movimenti d'orgoglio o di gelosia e promette a sé stesso di rimediare: “non giudicare perché Dio ha accordato più grazie ad un altro”. 
Marie-Joseph si sforza piuttosto d'imitare le virtù dei suoi confratelli. I cattivi pensieri che talvolta lo assalgono li respinge con la grazia di Gesù. La sua attenzione verso la virtù dell'umiltà lo fa penetrare senza alcuna difficoltà a vivere in pienezza l'obbedienza monastica. Fra Marie-Joseph sa bene che nella sua comunità monastica l'Abate rappresenta Gesù ed egli gli obbedisce senza indugio, senza esitazione, senza lentezza né viltà. Egli riafferma il suo proposito: “Io obbedirò con prontezza, pietà, libertà, semplicità, gioia, coraggio, perseveranza...., parlerò ai miei superiori come se parlassi con Gesù”. 
Si rivolge con amore a Dio così come Gesù si rivolgeva al Padre suo: “Fate come me: obbedite (a Dio)”. 
Questa ascesi costante di umiltà e di obbedienza, non è una preoccupazione per la sua personale perfezione ma a meglio amare Dio. Lo testimonia la sua preghiera: “O Maria, ottenetemi di essere tutto di Dio, e Gesù tutto mio...., ricordatemi che ho lasciato tutto e che debbo abbandonare me stesso a Gesù”. Senza rinunciare ai suoi obiettivi aggiunge: “In tutte le regole e in tutte le cose non avere altro fine se non di piacere a Gesù....Saper soffrire e morire per Gesù innanzitutto!”.  
La via che conduce al Cuore di Gesù 
Il 26 febbraio 1895 muore all'Abbazia Fra Pierre Puech. L'amministrazione dell'estrema Unzione al religioso moribondo e la sua inumazione priva di bara, impressionano vivamente il nostro Marie-Joseph. In quello stesso giorno, il predecessore di Dom Candide, Dom Etienne Salasc, divenuto abate della Grande Trappa presiede il ritiro della comunità ed esortava il suo uditorio dicendo: “Pensate alla vostra morte terrena e non peccherete mai più. La volontà di Dio è quella che noi diveniamo santi”. 
In lacrime, fra Marie-Joseph va a trovare il suo Padre Maestro e gli chiede come si fa a morire come un santo. In risposta, il Padre André Malet, gli promette di insegnargli la via che conduce al Cuore di Gesù.  Questa è la Via che Padre André già segue e che desidera ancora e fortemente percorrere e proporre ai suoi discepoli. 
Padre André Malet era entrato all'Abbazia di Santa Maria del Deserto il 20 febbraio del 1877 all'età di 15 anni. Formato con la rude disciplina del Direttorio del 1869, lo adotterà e vivrà con flessibilità. La sua spiritualità virile è equilibrata e incentrata nella bontà interiore. Egli è persuaso che la santità è la perfetta conformità alla volontà di Dio. E' un apostolo della fiducia e della gioia dei figli di Dio. Per Padre André Malet, l'ideale della vita monastica è l'ideale cristiano: “Camminare con la luce della Fede, aprirsi alla speranza, agire sotto l'influenza della Carità per una unione spirituale d'amore con Dio e una nostra totale adesione a Gesù Cristo, Verbo Incarnato e Via delle anime”.  
A tale fine, il Padre André Malet raccomanda “una intensa devozione al Sacro Cuore, dimora di Carità e simbolo dell'amore di Dio per noi”.  
Quale sarà allora il cammino di santità di Marie-Joseph? “La fedeltà..., la perseveranza nella pratica delle virtù..., l'assimilazione che l'anima fa della propria volontà alla volontà divina, perché la volontà divina dona ogni giorno la santità stessa di Dio”. 
Per progredire, fra Marie-Joseph inizia a spogliarsi di sé stesso e distaccarsi dai beni creati. Quanto al dono della contemplazione, egli la distingue dalla santità: “Lo Spirito Santo, in effetti, resta il Maestro nell'uso dei suoi doni, l'essenziale è di applicarsi fedelmente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze e ad amare il prossimo come sé stessi”. (Cf. Dom André Malet, La Vie surnaturelle, ses éléments, son exercice. Toulouse, Ed.Apostolat de la Prière, 1934, p.208, n°211). 
I Monaci e le monache che hanno avuto l'opportunità di conoscere il Padre André Malet, testimoniano che egli irradiava l'amore di Gesù, con i suoi scritti, la sua parola, il suo esempio. Il suo insegnamento “Cristocentrico” non separa affatto il Cuore di Maria Santissima dal Cuore del Suo Figlio Gesù, ma sottolinea soprattutto la missione di condurre le anime a Gesù e al Cuore di Gesù. 
La Via che conduce al Cuore di Gesù” è la Via dell'Amore. Alludendo al suo Padre Maestro, il Padre André Malet, fra Marie-Joseph in una sua preghiera scriverà: “Il Vostro amico, oh Cuore di Gesù”. 


Da: Demeurer dans le Coeur de Jésus, Fr. Jean-Christophe (Abbaye Sainte-Marie-du Désert, près Toulouse). Editions Traditions Manastiques 2008. 
 Traduzione e adattamento dal francese a cura di Enzo Digrandi. 
 
 
LAUS  DEO
 
 
Pax et Bonum
 
 
Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano