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lunedì 6 aprile 2015

LA VENERATA MADRE AGNESE ( PAOLINA ) DI GESU' CARMELITANA SCALZA - LA " PICCOLA MADRE " DI SANTA TERESA DI LISIEUX - VENTICINQUESIMA PARTE .



La Venerata Madre 
Agnese (Paolina)di Gesù 
Carmelitana Scalza 
La “piccola madre” di Santa Teresa di Lisieux 
 “Devozione ai Misteri Dolorosi” 

Abbiamo già accennato alla grande devozione della Madre Agnese di Gesù per il Volto Santo. Più avanzava nella vita, più la si vedeva compresa dei misteri dolorosi del Salvatore. Ascoltando la lettura della Passione, un anno prima di morire, interruppe l'infermiera che leggeva: Nella vecchiaia comprendo meglio le sofferenze di Nostro Signore....
Meditandole profondamente, ne ritraeva come una vena di amore. E così, nel Venerdì Santo del 1915, diceva:
<<Da alcuni mesi ci occupiamo molto delle tristi vicende della guerra. La nostra comprensione, in modo speciale, va ai poveri feriti; il cuore ci si stringe pensando alle loro sofferenze; diciamo – ed è vero – che essi sono i nostri difensori, i nostri salvatori, perché muoiono per noi. Pensiamo inoltre che la guerra con tutti i suoi orrori vuol essere un castigo del peccato, e deploriamo il peccato tanto da volerlo distruggere in noi e in tutto il mondo. Si fermino oggi i nostri sguardi sulla sola Vittima capace di sterminare il peccato e le sue conseguenze, cioè su Gesù Salvatore del mondo, perché Egli non ha difeso una patria terrestre, non ci ha liberati da un giogo umano, ma si è lasciato crudelmente flagellare e condurre a morte per impedirci di precipitare nell'inferno, sotto il giogo di Satana e per restituirci la già perduta Patria celeste. Quanti difendono il suolo della patria terrena, non ne scontano i delitti; sono guardati da Dio con occhio di ammirazione se conservano fedele il loro cuore, e sempre sono acclamati dagli uomini. Vincitori o vinti, quando hanno perduta la vita, si accompagnano con queste oramai sacre parole: “gloriosamente caduti sul campo d'onore”.
Egli, Gesù, mentre si immolava sulla Croce, non udiva parole di lode, ma bestemmie e motteggi. La Sua anima, divinamente innocente, ha come portato la maledizione a noi dovuta, e, per renderci di nuovo figli di Dio, subì la prova di essere abbandonato dal Padre. Avviciniamoci a questo dolce Gesù, Vittima dei peccatori – e noi siamo del numero; compatiamo alla sua profonda tristezza, alle sue amarezze e sofferenze, e specialmente alla terribile agonia del Suo Cuore. Quanta non è stata la sua angoscia nell'Orto degli Ulivi, nel constatare che, nonostante la sua morte, tante anime avrebbero seguito il demonio, le sue opere, sarebbero cadute nell'inferno!
Sapete quel che proviamo quando si parla delle sconfitte della Francia. Sospiriamo: “Tanto sangue versato inutilmente”. Come ha potuto reggere Nostro Signore al pensiero tormentoso della inutilità del suo sacrificio per tante anime infedeli? Misteri profondi questi insuccessi di Dio! Si può mai comprendere come mai Egli non sia riuscito a radunare attorno a Sé, in un sentimento di indicibile riconoscenza, gli uomini di tutti i secoli? Ma no, era stato scritto, e Gesù lo ricorderà prima della Passione: “Percuoterò il Pastore e le pecorelle saranno disperse”.
Come è incompreso il nostro divino Pastore! Quanto poco amato! Come lo si fugge, quando non lo si perseguita! Qual gioia però quando la Sacra Scrittura aggiunge: “Stenderò la mia mano sopra i piccoli”. I piccoli, cioè gli umili>>.
L'anima della Madre Agnese soffriva del rifiuto da parte degli uomini della grazia redentrice. In una conversazione intima con una delle sue figlie, si lasciò sfuggire queste parole:
<<Quanto è triste vedere tutti questi peccatori che si perdono! Dio mi fa pena! Stavo quasi per dire...preghiamo per Lui..>>
Un giorno, era già malata, guardando il gran Crocifisso del Chiostro, disse:
<<La croce...Iddio ha fatto delle belle cose. Non si può dire nulla della vita di Nostro Signore, è troppo bello>>.
Una sua lettera del 30 marzo 1941, indirizzata alla sorella maggiore, morta da poco, ci manifesta al vivo questi sentimenti: “Suor Maria del Sacro Cuore – in Cielo, tra i Serafini”, tu sei in Cielo, o mia Madre diletta, ed hai la possibilità ora di penetrare nel più intimo della mia anima. No, non ti ho perduta, tutt'altro! Tuttavia voglio scriverti una letterina al termine del mio ritiro, la seconda dopo la tua partenza per la vera Patria (Falla leggere a Teresa). Ti sento sempre dire e ripetermi con un accento che non riesco a riprodurre: Oh, come sono staccati dalla terra i nostri cuori! Per il tuo, va bene, è completamente staccato; ma per il mio, resta ancora un filo a tagliare, nient'altro che un filo, un filo tenue, mi pare. Non ti spiegherò il perché; tu lo vedi e lo sai meglio di me. Sì, ti lo vedi, e vedi come più volte al giorno, quando mi è possibile, vado in giardino per recarmi al Getsemani. Ivi mi inginocchio ai piedi di Nostro Signore e appoggiando per un momento la mano sul suo Cuore, Gli dico: Avvenga il Tuo Regno! Si compia la tua volontà come in Cielo così in terra! E lo faccio in nome di questo povero mondo, oggi tutto in subbuglio, perché tanto lontano, ahimé, da Colui che poteva dargli la pace.
Alcuni giorni fa, facendo quel gesto e guardando il volto di Nostro Signore, gli domandai, come se davvero lo vedessi: “Vi annoio forse nel ripeterVi sempre le medesime cose?” Desideravo una risposta e la sera, durante l'orazione, aprendo per caso il Vangelo, cado su quelle parole:
“Qualcuno mi ha toccato, perché ho sentito una virtù uscire da me”. Mi hanno commossa ed incoraggiata a “toccarlo” spesso, appunto perché spesso una virtù esca da Lui per la Santa Chiesa, per i poveri peccatori, per la comunità, per tutti.
Parliamo ancora del mio pellegrinaggio. Prima di allontanarmi dal Getsemani, non lascio mai di recarmi dinanzi all'Angelo che tiene il velo della Veronica e accarezzo tre volte il Santo Volto: una volta per Teresa, una seconda volta per te, Maria mia, e la terza per me.
Quando lascio il romitaggio, mi dirigo verso la Via Crucis che faccio in pochi minuti....Penso che le ore della Passione di Gesù siano come delle ore eterne fissate là in alto per essere il grande motivo di amore e di riconoscenza di tutti gli eletti e di gloria per Nostro Signore. Esprimere un sentimento così profondo, mi è difficile.
Non mi stanco mai di fare questa Via crucis. Dopo il mio Giubileo, è diventata la mia consolazione e la mia forza. Si compiono sette anni – 9 maggio 1934, giorno susseguente alle mie Nozze d'Oro – che le belle stazioni sono state collocate nel giardino. Fu certamente per me il più prezioso dei regali>>.

Sempre, prima della Messa, ed in qualsiasi stagione, si recava svelta alla sua Via Crucis, come svelta si recò la Maddalena al Sepolcro e perseverò in questo santo esercizio fino al suo ingresso in infermeria.
<<Ad ogni stazione, con uno sguardo d'amore, dico: Gesù dolce e umile! Nelle stazioni dove compare la Madonna aggiungo: Dolce e umile Maria!>>
Poi viene manifestando i suoi affetti dinanzi alle varie scene, e alla dodicesima, per esempio:
<<Dolce e umile Gesù! Dolce e umile Maria! Che accettate queste tre ore di martirio con tanta dolcezza e umiltà, rendete il mio cuore simile al vostro>>.
E alla fine della Via Crucis: <<Dolce e umile Giuseppe, dolce e umile Teresa, tutti gli umili e dolci santi del Paradiso, fate il mio cuore simile al vostro!>>
Intanto l'adorava sotto i veli Eucaristici e preferiva vedere il Santissimo Sacramento esposto nella Cappella, più che nell'Oratorio privato, perché allora Gesù poteva ricevere anche l'omaggio dei fedeli.

Fine capitolo 25
Madre Agnese di Gesù, la “piccola madre di Santa Teresa di Lisieux, Editrice Ancora, 1956. A cura della Procura delle Missioni dei Carmelitani Scalzi – Roma.


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano