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martedì 23 giugno 2015

LA SANTA DELL'EUCARISTIA GIULIANA FALCONIERI DELL'ORDINE DEI SERVI DI MARIA - PARTE SETTIMA .

La Santa dell'Eucarestia 
Giuliana Falconieri 
dell'Ordine dei Servi di Maria 





Giuliana non fu priva di una guida spirituale; il Santo vegliardo Alessio Falconieri viveva ancora, e come altra volta aveva fatto, era sempre pronto con il suo umile modo di agire e consigliarla e dirigerla. Quando dopo la morte di San Filippo Benizi, il numero delle Terziarie Serve di Maria, crescendo rapidamente, rese quasi impossibile per molte di esse condurre vita religiosa nelle proprie case, fu Sant'Alessio che l'incoraggiò a riunirle in comunità e si occupò di trovarle una casa conveniente. Il Palazzo Grifoni, una larga abitazione nell'odierna Via dei Servi, sembrò adattissimo sotto ogni aspetto, data la sua vicinanza alla Chiesa della Santissima Annunziata, la quale avrebbe facilitato alle consorelle la possibilità di attendere agli esercizi di pietà e di essere dirette dai frati dell'Ordine. 
Dopo non poche difficoltà, Santa Giuliana riuscì ad ottenere questa casa per il suo scopo, e qui nell'anno 1287, riunì tutte le consorelle. E' la prima fondazione di un convento di Terziarie consacrate Serve di Maria. Giuliana si comportò con questo piccolo stuolo di anime elette come una madre e come avrebbe desiderato lo stesso San Filippo Benizi. Per ventuno anni Santa Giuliana visse dividendo il suo tempo fra la preghiera, le opere di zelo e di carità e la cura amorevole verso l'anziana madre Recordata. Quelle belle virtù che aveva mostrato di possedere fin dalla più tenera fanciullezza, fiorivano ora nella sua anima in modo da raggiungere un grado eminente. 
L'amore verso Gesù Sacramentato e la devozione a Maria Santissima furono i principii vivificanti della sua vita spirituale. Sembrava che la sua anima fosse di continuo intenta a far atti di riparazione e di amore al suo Sposo Celeste per tutti gli oltraggi ricevuti da Lui nella sua Passione e nella Sua vita eucaristica, e bramava di consolare il suo Sacro Cuore e di condurre anime ai Suoi piedi. Per ore ed ore sarebbe voluta rimanere in ginocchio nella Chiesa della Santissima Annunziata e talvolta, quando niente la disturbava nella sua estasi accanto al trono di Gesù, il suo corpo strappato dalla terra dall'intensità del suo amore, si vedeva miracolosamente sospeso in aria per considerevole durata di tempo. Desiderava ardentemente di ricevere la Santa Comunione, a cui, con il permesso del suo confessore, si accostava più volte la settimana, e in quei giorni si asteneva di qualunque sorta di cibo. Mai osava appressarsi all'Altare per essere partecipe della mensa Divina senza essersi prima confessata, tanto era grande il sentimento della sua indegnità ed immenso il rispetto che aveva per questo adorabile Mistero, sebbene la sua purezza non fosse mai stata macchiata da peccato deliberato, e per conseguenza fosse oggetto di ineffabile compiacenza a Colui “che si pasce fra i gigli”. Non soltanto la nostra Santa si tratteneva lunghe ore assorta in preghiera dinanzi al Tabernacolo per trattare con il Prigioniero di Amore la salute delle anime – non solo Lo riconosceva spesso “nella frazione del Pane” per il medesimo nobile scopo, e non solo castigava il suo corpo innocente con aspri cilizi; talmente che la sua dolce faccia dava segni esteriori delle penitenze tanto da apparire sul volto, ma usciva pure per le vie pubbliche della sua Firenze. Dovunque si trovava indigenza, miseria e dolore da alleviare, là era pure la buona Serva di Maria. Le impressioni lasciate dal suo passaggio erano simili a quelle che lascia una dolcissima musica nel suo fiorire. Nella casa dei poveri, nelle prigioni, negli ospedali ripieni di appestati – dovunque la sua carità era illimitata. Si sentiva discepola del Signore e in tutto voleva imitarlo per amore dei fratelli. 
Porgeva cibo ai malati con le sue stesse mani, ripuliva le loro abitazioni, le loro stanze, rifaceva i loro letti e dove erano ferite o piaghe da fasciare, essa offriva la sua opera senza mai mostrare la minima ripugnanza. Anzi, per superare il naturale disgusto che provava alla vista e all'odore di alcune piaghe di quei poveri sofferenti, accostava le sue labbra alle ferite non di rado baciandole. La vita condotta da questa nobile figlia dei Falconieri, era un costante rimprovero per le ricche matrone fiorentine, che erano dedite alla vanità, alla dissipazione e alle cose mondane. In virtù del suo rango aveva facile accesso alle loro case e le sue miti parole di rimprovero in quasi tutte le occasioni, cadevano nei loro cuori induriti e dediti al piacere, come una rugiada rinfrescante di unzione celeste e facevano vedere loro la verità di quel sublime detto “sono nato per cose migliori” che la nostra santa senza dubbio doveva loro spesso citare. 
Molte di quelle ricche donne, misero da parte per sempre i loro preziosi ornamenti e vesti di seta per il bruno manto e il Crocifisso dei Terziari Servi di Maria, e tutte, senza eccezione, si sforzavano di condurre una vita più conforme al loro carattere di mogli e madri cristiane. 
Santa Giuliana nutriva un amore speciale per le anime delle piccole fanciulle. Le adunava intorno a sé sempre quando poteva, e si sforzava con i suoi santi insegnamenti di preservare puri i loro cuori per Gesù Cristo. E quando il suo convento fu stabilito definitivamente, molti genitori ben volentieri affidavano a Giuliana le loro figlie perché fossero ben educate nella scienza religiosa e profana da essa e dalle sue consorelle. 
Vi era però un gran male che devastava la sua tanto cara Firenze a questo periodo della vita della santa – la cessazione del quale formava l'oggetto delle sue più ferventi preghiere e corporali mortificazioni. Esso era la lotta mortale fra Guelfi e Ghibellini – le due fazioni che tennero l'Italia divisa e travagliata da guerra civile durante una buona parte dell'alto Medioevo. Sembra che questi nomi traessero la loro origine dalla Germania e precisamente dalla rivalità allora esistente fra la Casa di Welf (Duca di Baviera) e la Casa di Hohenstanfen (Duca di Svevia) che aveva ereditato dai suoi antenati il Castello di Waiblingen. In Italia il titolo di Ghibellino era dato a chiunque appoggiava la sovranità dello stato in opposizione alla Chiesa, mentre quello Guelfo designava una persona che sosteneva i diritti della Chiesa. I Guelfi erano in sostanza i Repubblicani, commercianti e borghesi; i Ghibellini rappresentavano l'antica aristocrazia feudale d'Italia. Quando la stirpe di Hohenstanfen si estinse, anche l'origine della discordia andò a poco a poco in completa dimenticanza: allora le ingiustizie private, i feudi famigliari e le differenze politiche divennero sorgenti d'interminabili lotte fra le due fazioni che si chiamarono tuttora con il loro antico nome. Per tal modo in Firenze, nel 1215, una contesa privata tra due famiglie dei Buondelmonti e degli Amidei, introdusse, secondo la tradizione, i nomi di Guelfi e d Ghibellini per distinguere i due partiti che tenevano divisa la città. Questo stato di cose cagionava grande pena a Santa Giuliana, che teneramente amava la sua città natale. Era un vero regno di terrore. Omicidi, latrocinii, tradimenti e incendi erano cose di tutti i giorni per le vie di Firenze. 
Invano Roma parlava, e uomini come San Filippo Benizi e Sant'Alessio Falconieri andavano predicando pace alle parti contendenti. Al di là di una calma temporanea che di tanto in tanto avveniva, la città rimaneva divisa come prima. 
Ora, noi leggiamo come la buona Serva di Maria, Giuliana Falconieri, nei suoi poveri e rattoppati abiti religiosi, a piedi nudi, fosse sempre presente dovunque udisse che un conflitto stava per incominciare e con il Crocifisso in mano scongiurava i contendenti a non affliggere con la loro malvagia e snaturata condotta il Sacro Cuore di Cristo. E leggiamo pure come le armi cadevano in ugual modo dalle mani dei nobili e dei plebei alla vista della sua candida faccia e dei suoi occhi modesti, e con questi uomini alteri e turbolenti, che si combattevano così ferocemente sotto i nomi di Guelfi e Ghibellini, semplicemente per la loro intolleranza di appartenere ad una o ad un'altra fazione, ascoltavano con mitezza e promettevano quanto essa chiedeva, e finalmente riusciva a soffocare le discordie in una larga e generosa riconciliazione. 

Basilica Patriarcale di San Pietro
Santa Giuliana Falconieri 

Settima Parte 
Tratto liberamente da: Maria Conrayville, La Santa dell'Eucarestia, Santa Giuliana dei Falconieri. Ed. L'Addolorata, Basilica SS.Annunziata, Firenze 1938. 


LAUS  DEO

 Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano