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martedì 13 ottobre 2015

IL CAMMINO DI FEDE DI SAN GIUSEPPE DEL SERVO DI DIO FRA ANASTASIO DEL SANTISSIMO ROSARIO CARMELITANO SCALZO - PARTE TERZA.



IL CAMMINO DI FEDE 
DI SAN GIUSEPPE 
DEL SERVO DI DIO 
FRA ANASTASIO DEL SANTISSIMO ROSARIO 
CARMELITANO SCALZO 




Dal Vangelo secondo Luca 

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando 
Quirinio era governatore della Siria. 
Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazareth, 
salì in Giudea alla città di Davide 
chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 
Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 
 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei 
i giorni del parto. 
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. 
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, 
vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 
Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore
li avvolse di luce. 
Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: 
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, 
che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, 
è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, 
 adagiato in una mangiatoia». 
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, 
che lodava Dio e diceva: 
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli 
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 


Abbiamo contemplato la docilità di Giuseppe di fronte agli interventi misteriosi di Dio. Gli vengono dette cose impossibili, paradossali, e << Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’Angelo >> (Mt 1,24). 
L’insegnamento vale anche per noi: nella nostra esistenza dobbiamo vivere di fede. Ma il grande ostacolo a credere è la superbia del nostro spirito, che si manifesta sia a livello delle nostre idee, sia a livello dei nostri capricci. 
Avremmo ormai dovuto imparare – specie oggi che ascoltiamo tanta parola di Dio – che Dio è buono, che è Padre, ma che non rinuncia ad essere il Signore. 
 << Io sono il Signore >>: l’ha detto e lo dice ancora, anche a noi. Per credere, bisogna lasciarsi condurre, chinare il capo, non si può discutere con Dio. 
Bisogna essere docili, umili e accettare che il Signore sia più grande di noi, ci trascenda, sia al di là delle nostre viste, al di sopra della nostra volontà e dei nostri desideri. 
Questo impegno di conversione alla docilità è impegno di ogni giorno e quando la fede è viva è sempre pronta a lasciare il posto a Dio, a lasciare che il Signore sia il Signore della nostra vita. San Giuseppe è un mirabile esempio per la nostra fede: la sua vita è stata veramente travolta dalle iniziative di Dio, iniziative misteriose, iniziative al di là della possibilità di capire. Giuseppe si è lasciato condurre perché era giusto e << giusto >> è l’uomo che vive di fede. 
Dove lo porta il Signore? Non lo sa, Dio non glielo dice, non gli spiega niente e lui obbedisce lo stesso. Ha sempre detto di sì con la vita, non con le parole. 
Non ha mai avuto questioni da sollevare, dubbi da proporre. E in questo è stato, potremmo dire, più silenzioso della Madonna. 
Lei qualche parola l’ha detta, lui no. 
La sua risposta al dono di Dio è la sua stessa vita, sono le sue opere, il suo consenso. E la sua obbedienza immediata è il suo modo concreto di credere. 
Questo atteggiamento di fede semplice, silenziosa e obbediente non soltanto ha reso Giuseppe cooperatore preziosissimo nel mistero dell’Incarnazione, ma gli ha anche donato la serenità e la pace del cuore. 
San Giuseppe è un pacifico e un pacificatore, avvolge la vita di tutti con una presenza rasserenante e consolatrice. 
Mentre lo contempliamo, così invitante per la nostra pietà, impariamo da lui affinché la nostra fede diventi semplice e obbediente come la sua, così da poter essere anche noi delle creature serene e pacifiche, balsamo di consolazione nella vita degli altri. 

FONTE: Card. Anastasio Ballestrero OCD, Il Cammino di Fede di San Giuseppe, Ed.OCD, 1993. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano