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mercoledì 27 gennaio 2016

IN MEMORIA DEL M. R. P. GIAMBATTISTA DA FERLA CAPPUCCINO ( 1882 - 1952 ) PARTE TERZA.




IN MORTE DEL FU PADRE GIAMBATTISTA MARIA DA FERLA 

Là, in quella bara, è un amico, dei quali pochi ne ha il mondo; una parte troppo cara della mia e delle vostre anime, del vostro e del mio cuore. 
Consentite che io vi deponga, anche a vostro nome, un fiore. 
Non intesso un elogio funebre. Solo un pensiero sul suo spirito di sacerdote e di figlio di San Francesco; solo un cenno al suo Ministero Sacerdotale e Francescano. 
Un pensiero, un cenno e nulla più.


Il suo Spirito 

Ogni uomo ha il suo carattere, cioè una sagoma interiore, che ne modella la vita e lo distingue dal resto degli individui umani. In questo il suo spirito, la espressione inconfondibile e inimitabile della sua personalità. 
Il Sacerdote non sfugge a questa legge. Ha anch’egli un ha suo spirito interiore, che modella le sue note personali e caratterizza tutta la sua vita di uomo e di consacrato a Dio. 
Secondo le diversità dello spirito, voi avete il sacerdote fedele, pio, zelante, viva immagine di Cristo Redentore, degno di potere ripetere con San Paolo: Vivo io? No, non sono io che vivo; vive in me Gesù Cristo; ovvero l’insufficiente, il tiepido, il mercenario, l’indegno di Gesù Cristo e della Chiesa. 
Nessuna ammirazione, nessuno scandalo per questo. L’uomo è miseria e polvere ovunque, anche all’altare. Chi è senza peccato lanci la prima pietra. Il cristiano non mormora, non irride; piange, prega, ripara, espia. 
Quale lo spirito del nostro carissimo Padre Giambattista? 
Il vostro affetto costante per lui, la vostra profonda venerazione, l’incondizionata vostra fiducia, la vostra solenne manifestazione di ieri sera e quella, che vi accingete a dargli oggi, pur trascurando il resto, mi dicono che voi, al par di me e di quanti lo conobbero, piangete, nella sua morte, la perdita di un sacerdote esemplare, perfetto, santo. 
E con ragione: La sua formazione interiore, così luminosamente riverberata nel suo sacro Ministero, vi dà la più ampia e sicura conferma del suo veramente altissimo spirito sacerdotale. 

La sua formazione 

Il Padre Giambattista fu sacerdote d’incontestabile vocazione Divina. Non v’influirono calcoli, non interferenze domestiche, non ideali umani; solo lo sguardo al Cielo e l’anima protesa alla Divina chiamata. 
E Dio lo chiamò con voce chiara. 
Chi lo ebbe compagno e amico, come lo ebbi io, nei floridi anni della nostra adolescenza, poté coglierne, nel suo spirito, gl’inconfondibili segni. 
Fu semplice, sincero, umile, mite, pio, comunicatore di pace e di bontà. 
E ciò senza sforzo: direi quasi senza saperlo, per effetto di quella voce dell’Altissimo, che chiama chi vuole e quando vuole; e della corrispondenza alla medesima, che dà il potere e il volere con buona volontà. 
Non sono queste le anticipazioni della grazia? 
Esse dolcemente si sviluppano e segretamente operano, come il seme sottoterra, nel mistero luminoso della vita interiore. Esse, secondo la corrispondenza, che trovano, preparano, nel fanciullo e nell’adolescente di oggi, il sacerdote di domani, con il suo ben formato spirito sacerdotale. 
La corrispondenza del Padre Giambattista fu perfetta. Per essa si sprofondò nel nulla dell’abnegazione e dell’umiltà, con essa toccò le altezze. 
Il distacco dal mondo, le attrattive verso il Convento dei Cappuccini e verso l’allora superiore del medesimo, il Padre Luigi Fisicaro, missionario di santa vita, l’amore al raccoglimento e alla preghiera, negli ultimi anni delle scuole elementari e nei primi del Ginnasio, lo rivelarono un predestinato alla Famiglia Francescana e a quell’alto spirito di perfezione sacerdotale, che solo nel chiostro si prepara e si matura. 

Se questi gl’inizi, quali gli sviluppi? 

Torno col pensiero al Settembre del lontano 1904. Ricordo l’edificazione del popolo nel giorno della sua prima Messa. 
Si era nella nostra monumentale Chiesa di Sant’Antonio Abbate. 
Si celebrava, con grande solennità la festa del Titolare. 
Il suo volto soffuso di modestia incantava; il suo atteggiamento ribboccante di fede e di bontà, aveva l’aria del Serafico. A me, che predicai il panegirico della duplice festa, fu facile la comparazione tra l’antico maestro e il giovanissimo discepolo, tra il grande fondatore del monachesimo cristiano e il novello sacerdote cappuccino. 
I pronostici del popolo furono unanimi. Il nome felicemente vi contribuiva. Corse di bocca in bocca il presagio del Battista: Quis putas puer iste erit? Che sarà di questo sacerdote? E nessuno dubitò che la mano del Signore era veramente con lui: Manum enim Domini cum illo. 

Nel Sacro Ministero 

Quarantotto anni di ministero sacerdotale non hanno smentito il presagio; lo hanno pienamente confermato. 
Il sacerdote, dice San Paolo, è preposto in favore degli uomini, a tutte le cose che riguardano Dio. 
Il nostro caro Padre Giambattista fu tutto e sempre consacrato alla Gloria di Dio per la salvezza delle anime e alla salvezza delle anime per la Gloria di Dio. 
Per nessuna ragione al mondo, frodò mai a Dio un attimo della sua attività, per sciuparlo in opere estranee al suo ministero sacerdotale e francescano. 
L’Apostolo dice ancora che il sacerdote deve essere l’uomo della preghiera e del perdono. 
E il Padre Giambattista fu il pregante, che, nelle fatiche del ministero e dei silenzi del chiostro, implora costantemente le misericordie di Dio a sollievo delle miserie umane. Fu il sacerdote, che offre se stesso unito con Cristo, così nel sacrificio dell’altare, come nelle austerità della Regola Francescana. Fu il confessore prudente e santo, che si sacrifica le lunghe ore, fra quattro tavole, per disporre le anime al Divino perdono e per guidarle, senza incertezze, nelle vie della salute. 
Nella sua morte non siamo i soli a sentirne il vuoto. Lo sentono come noi e più di noi, le anime più belle e più pure della città di Siracusa, delle quali è stato, in questi ultimi dieci anni, il Direttore di spirito più apprezzato e più ricercato. 
L’Apostolo finalmente assegna al sacerdote l’ufficio di confortare quelli che ignorano e errano. ( Hebr. V. 1,2 ). 
Per apprezzare l’opera del Padre Giambattista a beneficio dei sofferenti, averlo seguito nel suo interessamento a favore di tanti figli della sventura, pacificando gli animi, mitigando le avversioni, spegnendo i rancori, componendo le liti e additando a tutti il cielo. Opere umili queste: ma di altissimo valore spirituale. Lo mettevano cuore a cuore con i bisognosi nella stessa fiamma della Carità Divina. 

Non predicò mai? 

Un solo difetto nel ministero sacerdotale e francescano del Padre Giambattista: non predicò mai. 
E’ vero questo? 
C’è una predica fatta di parole; ma non ce n’è anche un’altra fatta di esempi? E come è vero che nostro Signore Gesù Cristo dice di alcuni: Andate e predicate il Vangelo, non è vero del pari che impone a tutti la predica del buon esempio? 
Quali gli esempi del Padre Giambattista? 
Non parlò con la modestia e l’umiltà? Non predicò col consiglio e con la pazienza? Non fu sempre e dovunque il maestro della fede e della santità con le irradiazioni luminose della sua vita sacerdotale e con l’attuazione fedele della Regola e dello spirito di San Francesco? 
Parlò, io dissi? Ma non parla ancora? Non predica, non conforta, non guida, non addita il Cielo? 

Si tu parli ancora, 

o mio carissimo amico e confratello, Padre Giambattista. 
Parli da codesta bara. Gli occhi chiusi, il labbro serrato, parli e preghi. E ci è dolce ascoltarti, confortevole saperci protetti dalla tua preghiera. Ci parli della giustizia e della misericordia di Dio, nelle cui braccia bramasti sempre e ti è dolce ora riposare. Ci parli del suo Divino Amore, che fu sempre la tua altissima aspirazione ed è ora la tua eterna felicità. Tu preghi e implori a noi sacerdoti e a tutto il popolo cristiano il tuo spirito sacerdotale e francescano e le grazie necessarie per seguirti nella lotta e raggiungerti nella corona. Parleremo anche noi di te; pregheremo anche noi per te. Non ti dimenticheremo mai. 
Breve il distacco, almeno per me, o caro. Oggi la morte ci separa; la morte ci unirà e presto, lo spero, nel bacio di Dio. 
Riposa in pace! 
Requiem aeternam dona ei Domine et lux perpetua luceat ei 

 Ferla 2  XII  1952 

Mons. Sebastiano Militto 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano