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domenica 3 aprile 2016

MODELLO DI NOVIZIO FRA CANDIDO MARIA DA MAZZARINO - PARTE OTTAVA.




XV 
Castità 

Fra le relazioni riguardanti Fra Candido c’è un episodio significativo. 
In Calascibetta nel Febbraio 1935 si ebbero nevicate abbondanti, che impedivano l’accesso alla chiesetta dei cappuccini. Per aprirvi un passaggio il Maestro Padre Simplicio invogliò i novizi che subito si misero all’opera guidati dal Padre Benigno da Ragusa. Or costui, mentre lavoravano, sussurrò all’orecchio di Fra Candido: 
- L’anima tua dovrebbe essere candida come questa neve!
Così la desidero - egli rispose. 
Il candore dell’anima gli si leggeva in volto. 
<< Lo ritenevo puro come un giglio, candido di nome e di fatto >>, dice uno dei suoi compagni (1). 
La frase del Padre Agostino da Sortino, Direttore dello studio di Modica, esprime anche in questo, il carattere e l’essere di Fra Candido: << Era puro come un angelo, ingenuo come un bambino >>. Al che fa eco Padre Ludovico da Mazzarino, ch’ebbe motivi diretti per conoscerlo in pieno, e il quale lo dice << veramente candido e puro >>. 
Nessuno dubitava del candore della sua anima e della sua fedeltà alla bella virtù. Glielo leggevano in viso. << Era candido veramente in tutto - scrive un compagno (2) - e questo candore traspariva anche all’esterno >>. Anzi << era sì verecondo e pudico, da destare meraviglia >>, come asserisce un altro (3). Dovette lottare strenuamente per dominarsi, vincersi, conservare il suo cuore fedele a Dio. 
Padre Bernardino da Sortino dice: << Mantenne intatta la purezza, per quanto sentisse le tentazioni e conoscesse il male >>. 
L’otto Febbraio scrive nel Diario: << Prima di entrare nel noviziato, cioè mentre ero in seminario, ero sempre tormentato da cattivi pensieri contro la santa purità. Certe volte quando il diavolo proprio non se ne voleva andare, io mi vedevo quasi perduto, e andavo dai superiori per trovare qualche rimedio e per apprendere il modo di allontanare questi pensieri. Essi mi parlavano della bellezza di questa virtù e della ricchezza di colui che la possiede, e per contrario mi mostravano la bruttezza del vizio e dell’impurità. Manifestato ciò anche il confessore, egli mi raccomandava la preghiera costante e la mortificazione, perché Gesù disse che questa specie di demoni non si vincono se non con l’orazione e con la mortificazione >>. << Ma oltre dei pensieri sentivo anche la rivolta del senso, e anche qui nei pochi giorni che sono in noviziato, sono tornati questi disturbi. Questo non avviene solamente di giorno, perché di giorno posso dominare tutto con la preghiera, ma anche di notte, quando la fantasia è più libera e quando non posso pregare. La mattina mi sveglio e m’accorgo di qualche inconveniente contro la santa purità, me ne attristo tanto e qualche volta piango >>. 
Poi fa questa toccante preghiera alla Vergine: 
<< Santissima Vergine, tu ami tanto questa bella virtù della santa purità; tu prediligi coloro che sono puri, fa ch’io non offenda in alcun modo la purità ed essendo puro, posso piacere a te e a Gesù >>. 
Egli s’aggrappa convulsivamente alla preghiera e all’intercessione della Vergine Madre di Dio; e in questo ricorso trova il trionfo e la fedeltà inviolata. 
Il 2 Marzo scrive: << Oggi primo sabato di Marzo, giorno dedicato a Maria SS. Questa mattina ho pensato alla grande purità di Maria; ed ho proposto di vigilare attentamente su questa bella virtù, affine di poter essere un vero devoto di Maria. Come amava la Madonna questa bella e delicata virtù! >>. << La Madonna - prosegue egli - per amore di questa bella virtù piuttosto che perderla, avrebbe rinunziato ad essere Madre di Dio, per questo si turbò all’annunzio dell’Angelo Gabriele, ma si rasserenò quando quello l’assicurò ch’ella, pur divenendo Madre di Dio, sarebbe rimasta Immacolata. Anche San Giuseppe era castissimo, e per questo era degno Sposo di Maria Vergine >>. 
Il 31 Maggio, segna un proposito ed un’invocazione speciale del suo cuore: << Ricorrendo quest’oggi, la Festa della Vergine sotto il titolo di Mediatrice di tutte le Grazie, le ho detto così: Vergine SS., tu sei la Mediatrice di tutte le grazie, fa che il mio corpo sia sempre puro e che il demonio non mi molesti mai in questa bella virtù >>. 
Col suo candore abituale traccia egli nel Diario qualche altra nota commovente su queste incertezze del suo spirito. 
Il 22 Giugno scrive: << ieri mattina m’accorsi d’avere avuto qualche illusione contro la bella virtù durante il sonno, e piansi su questo con vero dolore. Pensavo: Queste sono chiamate di Gesù. Gesù mi chiama, mi avvisa col farmi cadere, ed io non mi correggo. Oh! com’è buono Gesù! Pregai insistentemente ieri sera la Vergine SS. di proteggermi e non farmi offendere la virtù tanto bella e tanto da Lei amata. Pregai San Luigi Gonzaga così: O San Luigi, tu vedi come il demonio mi tenta; mi vuol fare offendere la bella virtù; deh! Tu serbasti intatto il verginale giglio, fa’ che possa così serbarlo anch’io >>. 
Anche se non ci fossero gli espliciti attestati dei suoi confessori, da queste parole si desumerebbe chiara la sua purezza e verginità. 
Poi soggiunge questa delicata invocazione: << Gesù, io mi chiamo Fra Candido; fa che non offenda la bella virtù, affinchè il mio interno corrisponda al nome che porto >>. 
Imprigionato in quest’ergastolo di carne umana in cui fremono tanti appetiti di male, il candido angioletto, che amava con tanto affetto la purità, provava una gioia singolare al ritorno delle feste Mariane. Scrive per l’Assunta: << Maria è stata Assunta in cielo con tutto il corpo per la sua Purità, ed io grandemente godo di questa festa. La purità di Maria, chi può uguagliarla mai?… O Maria, tanto eccellente in questa virtù, aiutami ad essere puro nei violenti assalti del demonio. Quale premio grande è riserbato ai puri! Chi sa che Gloria ha in cielo il corpo di Maria? Deh! O Maria, fa che il mio corpo risorga glorioso e bello, e a tal fine rendilo puro in vita >>. 


XVI 
Meditazione e fervore 

<< O proposto di farmi santo a qualunque costo >>, scrisse egli in una pagina del Diario. Che non sia stato un proposito vano, lo manifestano tutti i capitoli di questa piccola biografia. 
Si riconosceva sempre difettoso, non trovava mai perfetto quel che operava, si avvedeva di rimanere sempre lontano della meta. Il che porge una conferma magnifica a favore del suo spirito infervorato e illuminato, poiché il fervore per sé non è che luce, la quale svela le proprie deficienze e debolezze, rischiara meglio il cammino e l’eccellenza della santità, e mentre da una parte conferisce umiltà ( vera luce ) all’anima, porge vigore di nuovi aneliti e propositi. 
Il fervore non porta mai presunzione né fa giudicare sufficiente quel che s’è operato. L’anima non rimane - non può rimanere mai - soddisfatta, e sente nuovo incentivo di generosità e di fedeltà. 
Ma il fervore ha una sorgente divina, da cui rampolla e dalla quale è perennemente alimentato: la meditazione, la riflessione
La luce che rischiara la mente per conoscere il valore del tempo in ordine all’eternità, il nulla della vita, l’infinita vanità di ciò che ci circonda. La bellezza della virtù e della santità, la gioia di consacrarsi al servizio di Dio, non provengono che dalla riflessione continuata, dalla meditazione e dalla preghiera. Se il mondo è cieco, brutale, è perché non riflette, non medita sulle grandi verità della vita avvenire, sulle pene comminate ai prevaricatori e sulla felicità infinita riserbata ai giusti. 
Padre Simplicio richiedeva ai giovani che ogni giorno studiassero, L’apparecchio alla morte di Sant’Alfonso, e ne facessero un estratto per iscritto, da portare ogni sera in cappella, leggendone qualcuno e dando istruzioni. 
Per tutti era obbligatoria - entro l’anno - la lettura dell’intero Esercizio di perfezione del Padre Rodriguez. 
Fra Candido era dei più diligenti a mettere in pratica gl’insegnamenti, e corrispondeva a preferenza degli altri. Anche il vice Padre Maestro Padre Benigno da Ragusa lo rilevava: << Ogni sera gli chiedevo l’estratto della meditazione ch’egli compiva sempre con singolare esattezza >>. 
<< Benchè intelligente , dice un compagno (4), non parlava quasi mai, passando a leggere il tempo disponibile >>. 
E con più autorità dice Padre Agostino da Sortino: << Pensava ai libri e allo spirito: fuori di ciò non c’era nulla per lui! >>. Conforme alle disposizioni del Maestro, i novizi no dovevano affliggere sulle pareti della stanza, e di fronte al tavolo stesso, nulla all’infuori di quello che vi si trovava per tutti: Crocifisso, Madonnina, San Francesco, e altre poche immaginette. Però consentiva che so potessero tenere sul tavolo alcune poche altre di propria scelta. Fra Candido ne teneva una di Gesù Buon Pastore, e ai suoi piedi aveva scritto: << Dio mi vede! >>. 
Racconta un compagno (5): << Un giorno in giardino io nascostamente mangiavo frutta. Egli, vedendomi, mi disse: - C’è Dio che ti vede! >>. 
In un altro pezzetto di carta, che teneva ai piedi del Crocifisso, si leggeva: << Gesù mi ama, ed io? >> (6). 
Dice un compagno (7) : << Nella ricreazione preferiva coloro che parlavano di cose spirituali >>. Un altro assicura che << io suoi discorsi erano improntati a cose sante (8) >>. Dice un altro (9): << Una volta si parlava allegramente tra compagni delle prossime vacanze che saremmo andati a passare a Gela. Ma egli mi disse: Parliamo allegramente di vacanze, senza riflettere al grave pericolo che può correre nelle vacanze la vita interiore >>. Un compagno esprime con queste parole: << Era giovane di meditazione, raccolto, fervoroso >>. (10). 
Fervoroso! 
Che valore divino in questa parola! Ha il segreto della vita interiore e della santità! Senza di esso si vive a disagio, si vive male nelle case religiose; e quindi ne proviene l’interesse in tutti i Maestri di noviziato di affezionare i giovani alla meditazione, alla riflessione, al silenzio, al raccoglimento. 

(1) Totò Liveli, da Mazzarino. (2) Fra Anselmo da Modica. (3) Fra Ottavio da Ferla. (4) Fra Gerardo da Sortino. (5) Giovanni Stornello. (6) Padre Enrico da Melilli. (7) Fra Vito da Mineo. (8) Fra Aurelio da Ferla. (9) Fra Marino da Sortino. (10) Fra Edoardo da Sortino. 

FONTE: PADRE SAMUELE CULTRERA - MODELLO DI NOVIZIO FRA CANDIDO MARIA DA MAZZARINO CAPPUCCINO SCUOLA SALESIANA DEL LIBRO ROMA 1944 - VIA TUSCOLANA 361 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano