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mercoledì 13 luglio 2016

TERESA MARGHERITA REDI DEL SACRO CUORE DI GESU' MONACA CARMELITANA SCALZA ( TERESIANA ) SANTA *1747 +1770 - PARTE NONA .







Teresa Margherita Redi 
 del Sacro Cuore di Gesù 
Monaca Carmelitana Scalza 
(Teresiana) 
 Santa 
 *1747 +1770 

Accesa dal desiderio di emulare i serafici ardori del Patriarca d’Assisi, e attinte alla Verna nuove forze per compiere i suoi santi propositi, la giovinetta si accinse coraggiosamente al supremo distacco. 
Inginocchiata pressi il letto della madre inferma, ne implorò affettuosamente la benedizione; e la signora Redi, unendo le sue lacrime a quelle del consorte, benedì la diletta figliuola, da cui si divideva per sempre. 
Anna Maria durante il viaggio apparve calma e serena. 
 << Senza mostrare i osservarla - narra il Cav. Ignazio - la vidi composta, immobile, sostenuta per lo spazio di un’ora; quindi ripresa la sua gioconda maniera, mi si voltò ed introdusse sereni e saggi ragionamenti, e proseguì quel viaggio con la più squisita tranquillità >>. 
Povera fanciulla! In quel giorno aveva provate le più dure battaglie. Quanto costò al suo cuore tenero ed affettuoso il distacco dalla madre! Dopo Dio e la Vergine, tutto riconosceva dall’amore di lei, che le aveva istillato la pietà soda e il disprezzo del mondo. 
Grata alla mamma per naturale bontà di cuore e sentimento religioso, benchè fosse riuscita sì bene a dissimularlo. Non aveva potuto staccarsene senza una forte commozione. E quanto alla madre, come era stata grande la pena nel vedersi strappare per sempre quella cara figlia che tanto amava e per la quale aveva fatto tanti sacrifici! Quante preghiere, quante lacrime le era costata Anna Maria, perché venisse su buona, pia, virtuosa! 
E la grazia l’aveva ottenuta: a diciassette anni la figlia sua serbava il candore dell’innocenza battesimale. Ma ora che formava la sua consolazione, ora che poteva godere in pace il frutto di tante fatiche e di tante preghiere, la sua Anna Maria partiva ed ella restava senza speranza di riaverla con sé. Che dolore per una madre! 
Ma la virtù cristiana aveva trionfato di ogni tenerezza: la madre aveva chinato la fronte alla volontà di Dio che chiamava la figlia a servirlo al Carmelo; e la figlia aveva lasciato la casa, benedetta mille volte con effusione di cuore, affidata tra le lacrime al Signore stesso e alla Vergine Santissima. 
Giunta a Firenze alloggiò per qualche giorno presso il Generale Pandolfini e, visitate le religiose di Santa Apollonia e le due sorelle Cecilia ed Eleonora quivi in educazione, s’avviò col padre e con la Signora Virginia Pandolfini nei Della Gherardesca al Monastero di Santa Teresa. Qui bisognò separarsi dal padre; e, per quanto cercasse dissimularlo, fece abbastanza conoscere quale tempesta angosciosa turbasse il suo cuore. 
Oh! I santi non sono insensibili agli affetti domestici, e ben a ragione Santa Teresa del Bambino Gesù esclamava: << Io non comprendo i santi che non hanno amata la loro famiglia! >>. 
Ed anche Anna Maria, come più tardi la sua giovane sorella del Carmelo di Lisieux, volenterosa sacrificò a Dio il padre che teneramente amava. 
L’abbracciò, domandò la benedizione come aveva fatto ai piedi della mamma, ed entrò in << quella casa di angeli >>, come la chiamò sempre, per dar principio alle prove della religione. Era il 1° Settembre 1764. Il Monastero di Santa Teresa ( oggi carceri penali di Santa Teresa ), come la sua Chiesina tanto graziosa nella purezza delle sue artistiche linee, sorge poco distante dalla Chiesa di Sant’Ambrogio, e risponde a mezzogiorno sulla strada che conduce a Porta alla Croce, e a settentrione sulla via detta della Mattonaia. La sua fondazione per opera della Nobil Donna Francesca Guardi negli Ugolini risale al 1629; cioè a qualche anno dopo che il Ven. Padre Domenico di Gesù e Maria, pressato dalle istanze di Cosimo II, Granduca di Toscana, ebbe accettata la fondazione del Convento San Paolino. Quella nobil Signora, essendo molto devota della Nostra Santa Madre Teresa, aveva istantemente chiesto di fondare in onore della Santa una Chiesa e un Monastero di religiose, donando a tale scopo gran parte delle sue sostanze. Il Padre Generale dell’Ordine, che era quel tempo il Ven. Padre Ferdinando di Santa Maria, accettò questa offerta e scrisse subito alla Ven. Madre Girolama di Santa Maria ( Centurioni ), fondatrice del secondo Convento di Genova, perché si eleggesse due compagne per la fondazione del nuovo Monastero di Firenze. Le due religiose elette a quest’opera furono la Ven. Suor Maria Agnese di Gesù ( Lomellini ). 
Il Monastero fu aperto gli ultimi di Aprile del 1630, e le fondatrici vi furono portate come in trionfo della cittadinanza. La figura della Chiesa è esagono, con la sua cupoletta ben proporzionata, che si eleva, agile nella sua struttura, al disopra dell’abside. In ciascuno angolo dell’esagono si apre una finestra; è la luce vi penetra sì temperata e dà alla Chiesa tal grazia e tal vaghezza da renderla suggestivamente devota. L’altare maggiore è tutto di pietra lavorata, e sui piedistalli delle sue colonne si osservano due armi; a destra quella dei soli Guardi, a sinistra quella dei Guardi legata con quella degli Ugolini. Gli altari laterali sono quattro, poco dissimili dall’altare maggiore. Nel pavimento del presbiterio dell’altare maggiore si vede una apertura rotonda con inferriata di bronzo massiccio a rabeschi, che vanno a legare in mezzo l’arme della fondatrice. Questa apertura serve per dare luce ad una cappella sotterranea, fatta costruire contemporaneamente alla Chiesa dalla fondatrice sua tomba, con un piccolo altare dedicato alla Vergine Addolorata, dove ogni anno il Venerdì di Passione si celebrava la Santa Messa. Il corpo della fondatrice riposa dalla parte dell’epistola di questo piccolo altare, e di fronte è un’altra tomba, dove , con l’abito delle carmelitane scalze, fu sepolta la Duchessa Eleonora Strozzi. Fra gli altri monumenti degni di memoria è quello della Principessa Violante Beatrice di Baviera, il cui corpo riposa in una nicchia dalla parte del Vangelo. 
Tali il Monastero e la Chiesa di Santa Teresa, dove Anna Maria era entrata per cominciarvi le prove della religione. 
E Iddio che - come osserva Mons. Boutade ( Storia di Santa Margherita Maria Ala coque ) - non ha sollevato una montagna, non ha profondato una valle, non ha disegnata una riva, senza sapere per qual popolo o per quale anima Egli operava, facendo sorgere questo Monastero aveva certo pensato anche alla nostra giovinetta. I suoi primi passi nella casa di Dio furono tali da destare ammirazione in quelle ferventi religiose. 
Le venerava come tanti angeli e si dichiarava indegna di essere in loro compagnia; si studiava di imitarne gli esempi, si dava impegno di osservare con la più puntuale osservanza le regole e gli usi particolari del Monastero. La sua vita incominciava ora una nuova fase; il suo cuore era come un inno al Cuore di Gesù, e si elevava di continuo, unendosi a Lui sempre più strettamente e offrendosi quale perpetuo olocausto d’amore. 
In quei giorni provò sommo contento nel ricevere la << Disciplina Claustrale >> del Ven. Padre Giovanni di Gesù e Maria, libretto dove è tracciata la maniera più facile di dirigere alla gloria e all’amore di Dio tutte le azioni monastiche, anche le più indifferenti, e di farle con la maggiore perfezione per piacere unicamente a Lui. E ciò perché, come asserisce il Padre Idelfonso suo Confessore, non solo aveva trovato in quel libretto quanto aveva praticato senza determinata forma fin da piccola, ma perché, oltre le opportunissime istruzioni che in esso si trovano, le sembrava che dopo la Regola e le Costituzioni, tanto in quello come nell’Istruzione dei Novizi, vi fosse tutto ciò che deve fare di più perfetto una Carmelitana Scalza per piacere a Dio. 
Quindi fu sollecita d’imparare in poco tempo a memoria tutte le formule di direzione che vi si trovano e di applicare con esattezza, sia mentalmente che vocalmente, per assuefarvisi con maggiore facilità. E nonostante negli ultimi tempi di sua vita tutti gli autori ascetici la lasciassero in aridità, nella Disciplina Claustrale trovava tanta soddisfazione che non ne trascurò mai la lettura. L’obbedienza, la mortificazione, l’annegazione di se stessa, la preghiera, la custodia del silenzio o del ritiro, la carità nei rapporti scambievoli, furono i fiori soavi fatti sbocciare dal suo amore per Gesù; e queste doti singolari dell’animo suo traevano maggiormente a sé l’ammirazione e l’affetto di quelle religiose, che vedevano in lei una monaca già avanzata nelle vie delle perfezione, anzi, << un angelo di costumi ed un vaso si singolarissima elezione >> ( Mons. ALBERGOTTI, manoscritto ). 
Quell’idea che fin dal suo ingresso concepì sulla santità del luogo e delle religiose, le faceva così profondamente sentire un basso concetto di se stessa, che non vi eran sofferenza ed umili esercizi, dei quali essa non volesse ad ogni costo privare le altre per esercitarli ella stessa. Inabissata in un sentimento di profonda umiltà non vedeva in sé che demeriti, mentre le religiose eran per lei tante sante, << degne - son sue parole - di essere canonizzate >>, e si reputava immeritovole di vivere in quella << casa di angeli >>. E’ costume generale di tutti i Carmeli, quando le fanciulle sono ammesse le prove della religione, di accordar loro, per i primi otto giorni, un più lungo e agiato riposo e la dispensa del partecipare ad alcuni atti comuni, specialmente ai più laboriosi, come il digiuno, le mortificazioni e le penitenze regolari. Questa cosa dispiacque alla più giovinetta, che desiderava intraprendere la vita carmelitana in tutto il suo rigore. Pregò tanto la Madre Priora e seppe far così bene, che questa, quantunque non volesse variare il costume della moderata discretezza voluta dalla Santa Madre Teresa, pure dopo poco tempo appagò i desideri di Anna Maria, che intraprese le pratiche con tale fervore, facilità, prontezza e gioia, da sembrare una monaca delle più abituale a quel genere di vita. Le era rimasto però in cella il materasso di lana, che la superiora le aveva rilasciato per non sottoporla in un sol punto di austerità tanto gravi; ma elle cercò il modo di privarsene, e l’occasione non le mancò. 
In quei giorni si trovava leggermente indisposta una novizia: la Serva di Dio, avendo osservato che non aveva sul letto il materasso di lana che si suol concedere alle malate, si presentò alla Madre Maestra, e la pregò tanto e con sì bel modo, che ottenne finalmente la licenza di privarsi del suo e di porlo sul letto dell’ammalata. Questo fatto restò così impresso nella mente di quelle religiose che, anche dopo la morte della Santa, lo ricordavano spesso, ed invalse poi l’uso che le giovinette ammesse alle prove della religione facessero a gara nel domadare di imitarla in questo atto di mortificazione. Intanto in quei giorni di prova, Anna Maria fece tale progressi nell’orazione mentale, da recare stupore anche ai più provetti maestri di spirito. Racconta la Madre Anna Maria di Sant’Antonio da Padova ( Piccolomini ), allora Sottomaestra, che una sera al Mattutino, essendole vicina, osservò in essa un particolare raccoglimento; il suo volto era come infiammato, gli occhi le scintillavano di una dignitosa letizia che non riusciva a nascondere; onde questa buona Madre comprese che, per la vivezza della sua gran fede e degli atti interni di amore di Dio, le fosse accaduto qualche cosa di straordinario. Interrogata di ciò, l’umile giovinetta non rispose che con parole evasive, dicendo: << che la recita del Mattutino richiede tutta l’attenzione, e che l’omissione di qualche parola poteva dar motivo al demonio di addebitarla di difetto presso Dio >>. L’avveduta religiosa però tenne per certo che essa le avesse detto così poco solo per compiacerla, ma che invece avesse ottenuta una qualche interna illustrazione sul Mistero Eucaristico Sacramento; oppure, sollevandosi essa con la mente a cercare Dio e dire a Lui tutta la dolcezza e tutta la gioia che allora provava, il Signore l’avesse rapita alla visione di quella bellezza eterna, che tanta luce di soavità apporta alle anime amanti. 

FONTE: 
Padre Stanislao di Santa Teresa, dell’Ordine Teresiano dei Carmelitani Scalzi. Un Angelo del Carmelo, Santa Teresa Margherita Redi del Sacro Cuore di Gesù. 1934. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano