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sabato 7 gennaio 2012

il Servo di Dio Fra Giuseppe Maria da Palermo : da monello a Santo - Parte Settima .





IL SERVO DI DIO
FRA GIUSEPPE MARIA DA PALERMO , 
CHIERICO E NOVIZIO CAPPUCCINO 
1864 - 1886 .

PARTE SETTIMA


“ DIO GLI PARLA ”

Ad una casa dove abitare da solo non pensò più perché Dio non lo voleva . Però non dimenticò un istante di assodare bene la sua Vocazione , e ben presto si convinse che la sua Anima Aspirava a tutt’altro genere di vita che a quella di Sacerdote Secolare ; onde fece in lui capolino - e più forte - l’aspirazione alla vita di Convento . Ma quale Regola scegliere e in quale Ordine entrare ? Quale Istituto abbracciare ? Dio non gli aveva ancora parlato né fatto intender la Sua Volontà in modo chiaro . Da tre anni dimorava in Seminario e l’anno scolastico del 1884 era al termine . I seminaristi si recavano già a villeggiare . Perché non profittarne anche lui ? Il 17 agosto scrive al padre Nicolò in Roma : “ Credo che si rammenterà - gli dice Vincenzino - come l’anno passato le abbia chiesto di venire a Roma per riposarmi un po’ dalla fatica degli studi durante le vacanze e non fu concesso perché nella casa ammobiliata non vi era stanza per me . Quest’anno non pretendo di venire a passare le vacanze in Roma , ma almeno mi sia concessa di starmene due mesi in villeggiatura a Baida , in un Convento di Francescani , che si trova disabitato in una bellissima campagna poco distante da Palermo , e così solleverò il mio Spirito ed acquisterò nuove forze per continuare gli studi con maggior lena e vigore ” . E poco più in là aggiungeva : “ Non creda però che questo progetto l’abbia fatto da solo , ma col Consenso del Confessore , il quale riconosce che questi due mesi di villeggiatura sarebbero pure molto proficui all’anima , perche stando in quel Convento avrei maggior mezzi per fare Orazioni e progredire nelle Virtù ” . L’ottenne facilmente . Il Convento dei Francescani di Baida , distante circa 5 chilometri da Palermo , giace sopra una deliziosa e verdeggiante collina , sotto il monte Acuto , detto volgarmente Cuccio , di dove si gode la vista sottostante pianura palermitana , del mare , offrendo all’occhio uno spettacolo assai giocondo . Benedetto da Dio e dagli uomini Vincenzino si allontanò dal Seminario di Palermo il 31 Agosto 1884 per andare a villeggiare .
Il Convento, quasi tutto abbandonato , era divenuto l’albergo dei topi . Vincenzino , deposte le sue poche robe in un cantuccio di celletta , si diede a rassettarla , non avendo portato seco che un materasso , una coperta e altre piccole cose indispensabili . Là diede Principio alla sua tanto sospirata vita di Solitudine . Era la prima volta che poteva vedersi solo , indisturbato , con quella Santa Libertà , che per lui era Manto di Libertà . Il sole che ogni mattina ricompariva all’orizzonte lontano , non lo sorprendeva mai nel letto . Si lavava prima che albeggiasse , volendo sempre Consacrare a Dio le Primizie di ogni giornata . Si immergeva così nella Preghiera , intento a dolci Colloqui col Cielo , vivendo come estraneo alla Terra . Una volta andò a visitarlo l’amico Antonino Piraino ,
- unico fra i laici che abbia goduto delle sue confidenze - e rimase non poco ammirato del suo genere di vita : “ Mi pareva trasformato - egli scrive - e mi ripeteva : quanto sono felice ! Oh se potessi rimanervi Amando e Pregando Dio , MORIREI CONTENTO !
Tu non sai che gioia prova l’animo mio ! ” .

In principio non si cibava di altro che di pane e di acqua . Compagni inseparabili gli erano la sete e la fame , poiché né l’una né l’altra osava egli soddisfare pienamente . Le sue astinenze però non poterono rimanere ignorate del tutto .

Un giorno si recarono a visitarlo il cognato Ruffo insieme al fratello Silvestro e rimasero sorpresi del genere di vita che faceva , onde ne avvertirono lo zio Giuseppe , sul quale in assenza del padre gravava la responsabilità del buon trattamento di lui . Ne scrisse al padre Nicolò , il quale dolente del fatto , rivolse a Vincenzino amari rimproveri facendogli considerare come meglio si possa servire Dio con la buona salute , e Ordinò al fratello Giuseppe che lo provvedesse convenientemente . Questi insieme con Silvestro e le sorelle Checchina e Rosolina , si recarono a Baida , per comunicargli le disposizioni del padre Nicolò . Entrati in Conveto , non ve lo trovarono , ma dopo un po’ di ricerche lo trovarono in Chiesa , dove con le braccia in Croce faceva Orazione . Comunicategli le disposizioni del padre , Vincenzino le accettò umilmente e vi si conformò . Infatti gli scrisse subito il 7 Ottobre per assicurarlo : “ Caro papà , allorquando lo zio Peppino venne a Baida con Vevè ( Silvestro ) con Checchina e Rosolina , mi ha detto che le vuole che io mangi carne ogni giorno e lo ha detto pure alla donna incaricata della mia cucina . Quindi io giornalmente mangio carne e pasta , ma il venerdì e sabato uova e qualche altra cosa ; a colazione cacio , o latte e caffè , o uova , pane , vino , frutta sempre bisogna dirlo . Ora son sicuro che in quanto al mangiare lei resterà contento né avrà più occasione a lamentarsi di me ” . Lo visitò anche il Canonico Pennino , che a sua volta scrisse :
“ In quale stato di Povertà trovassi la sua Celletta non è a dire : ma la Gioia che egli doveva godervi era assai Grande . Gli vidi operare cose proprio da Bambini . L’aria della solitudine e l’esercizio continuato dell’Orazione lo avevano quasi del tutto Trasformato ” .
Pensiero questo che collima con l’altro dell’amico Antonino Piraino : “ Non l’avevo mai visto intenerirsi così spesso parlando di Dio - egli dice - . In quel cambiamento di stato era divenuto tanto Sensibile e così Amorevole con tutti , e tale Pace spirava dai suoi Sguardi , che chiunque lo avvicinava , ne era irresistibilmente Attratto ” . Siccome le Penitenze l’avevano fatto dimagrire notevolmente , i parenti pensarono di ritirarlo ; per cui il 15 Ottobre fu obbligato a lasciare la Cara Solitudine ed andare ad abitare con un cugino di sua madre , certo Vincenzo Barrile , che si trovava a villeggiare all’Olivuzza . Però le visite più frequenti e i colloqui più teneri li faceva con il suo Direttore Spirituale , il quale se lo vedeva spesso impolverato e stanco , per aprirgli il cuore ed “ esporgli le sue interminabili difficoltà sulla scelta dell’Ordine da abbracciare ” .
Un giorno , mentre parlavano insieme nella biblioteca comunale , ecco entrare un giovanetto Cappuccino , già antico Penitente dello stesso Canonico Pennino , il quale veniva da Sortino ( Siracusa ) dove aveva terminato il Noviziato nel Convento dei Padri Cappuccini , sotto la guida di un Frate assai noto in quel tempo , il Padre Eugenio Scamporlino . Si chiamava Fra Fedele da Carini , della famiglia Caroli , e recandosi in patria , volle visitare , passando da Palermo , il suo Antico Confessore .

Sicuramente Vincenzino Diliberto non aveva ancora visto alcun Cappuccino , poiché il Convento di Sortino era stato il primo a riaprirsi in Sicilia , per Opera del detto Padre Eugenio Scamporlino .

Stette quindi immobile a fissare il nuovo venuto che , prostrandosi in ginocchio , baciò la mano del Canonico Pennino e fece un inchino a lui , rimanendo poi in piedi , con le braccia conserte e gli occhi modesti , limitandosi a rispondere con semplicità alle domande che gli rivolgeva il Canonico Pennino e accompagnando le risposte con un Amabile Sorriso . La Tunica di ruvido panno di cui era vestito , la fune di cui era cinto ai fianchi , i sandali che calzava ai piedi e la larga tonsura al capo , davano al piccolo Frate un aspetto di Penitente , ma di quei Penitenti che mostrano anche all’esterno d’essere in possesso d’una Pace Divina . E vedere tutto ciò in un giovanetto di 16 anni , dal volto imberbe e delicato , assumeva ai suoi occhi una Poesia speciale : “ Questo piccolo Cappuccino - scrive il Canonico Pennino - aveva l’aria d’un Serafino , e confesso che ne restai preso anch’io ed incantato ; ma per il Diliberto quella vista fu una rivelazione . I suoi dubbi caddero in un istante e risolvette d’andarsi a rinchiudere in quello stesso Noviziato dal quale era uscito quel Giovane dalle Angeliche sembianze ” .

Dio dunque gli aveva Parlato , e Vincenzino ne ebbe la mente inondata di Luce da non rimanergli alcun dubbio . Il suo Cuore fu invaso di Dolcezza , di Conforto e di Calma Celestiale . Concertato tutto col Confessore , pensò d’informare il padre , ch’era a Roma , onde averne il consenso . Gli scrisse in data 30 Ottobre : “ Si rammenterà certo - gli dice - come io nella lettera con cui le manifestai la risoluzione di dedicarmi al Ministero Ecclesiastico le dissi di che non volevo farmi Sacerdote , ma anche Religioso . Ora dietro maturo esame e dopo aver pregato istantemente Dio che mi manifestasse la Sua Santissima Volontà intorno ad un affare sì importante , io e il mio Direttore Spirituale ci siamo persuasi essere Volontà di Dio che entri nella Religione dei Cappuccini .
“ Oh ! Mille volte sia ringraziato Dio - egli esclama - che si è degnato di manifestarmi in quale stato di vita vuole ch’io lo serva , acciò vi trovi tutte le Grazie necessarie per Santificare l’anima mia , promovendo la Maggior Gloria di Dio e la salute delle anime .
“ Il mio Direttore Spirituale deve scrivere ad un Padre Cappuccino per pregarlo di ammettermi al Noviziato ch’è in Sortino ( piccolo paese della provincia di Siracusa ) però non l’ha fatto ancora , perché desidera conoscere la sua volontà in proposito ” . Come si vede , egli riteneva sicura la risposta , per cui non solo diede a Lodare Dio ma invitava il padre a fare lo stesso . Però questi la pensò diversamente , e così , permettendo Dio , acuiva maggiormente il desiderio del Servo Suo e ne Perfezionava le Virtù .


FINE DELLA PARTE SETTIMA

LAUS DEO .

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano
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Fonte : PADRE SAMUELE CULTRERA OFM CAPPUCCINO
Da Monello a Santo - Vincenzino Diliberto
II Edizione EDIZIONI PAOLINE 1959
 
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