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sabato 25 giugno 2016

TERESA MARGHERITA REDI DEL SACRO CUORE DI GESU' MONACA CARMELITANA SCALZA ( TERESIANA ) SANTA * 1747 + 1770 - PARTE SETTIMA.




Teresa Margherita Redi 
 del Sacro Cuore di Gesù 
Monaca Carmelitana Scalza 
(Teresiana) 
Santa 
 *1747 +1770 

Chi può mai dire quale fosse la lotta che agitava il cuore di Anna Maria in quei giorni di aspettazione? Non sapendo ella come risolversi a manifestare la vocazione ai propri parenti, l’anima sua si trovava come in uno squallido deserto; o meglio somigliava alla fragile barchetta, senza nocchiero, in balia dei frutti tempestosi. << Non aveva né guida né lume, eccetto quello che ardeva nel suo cuore >> ( S. P. GIOVANNI DELLA CROCE - Notte oscura, strof. III ); e questa luce le mostrava il Carmelo. 
Finalmente trionfò di se stessa e potè determinarsi a manifestare ai genitori il grande segreto del cuore, solo quando si aprì interamente ad un ministro di Dio, che è il più sicuro interprete del divino volere, e stette come docile bambina ai suoi saggi consigli. 
Fu questi il Padre Girolamo Maria Cioni della Compagnia di Gesù, che ella aveva scelto da poco per suo confessore. A lui aprì l’animo suo e lo richiese di consiglio. La prima conversazione che ebbero queste due anime, non so che cosa svelasse di più, se nell’uno quello spirito d’intelligenza divina tanto necessaria per guidare le anime nella via della perfezione, o nell’altra, tra i profumi dell’innocenza battesimale, la bellezza di un’anima privilegiata, arricchita dalla grazia e già matura per il Cielo. 
Palesandosi quindi chiara la volontà di Dio nella giovinetta, quel dotto e pio religioso la consigliò ad aprire il desiderio del suo cuore alla mamma diletta, mentre egli ne avrebbe informato il babbo. Suo padre le aveva detto che sino all’età di anni diciassette non doveva scegliere il suo stato, ed Ella infatti, obbediente ai genitori, il giorno stesso in cui compì il decimo settimo anno, si risolvè di farsi religiosa Carmelitana Scalza. 
Con le lacrime agli occhi, si presentò alla madre e, con atteggiamento umile e rispettoso, le confidò il grande segreto dell’anima sua. La pia donna sentì spezzarsi il cuore, ma più di lei ne fu ferito il padre: essi, da tale risoluzione, vedevansi già privi di quell’angelo che formava tutta la loro gioia, tutte le lore speranze. Pure, memori che Dio solo è l’assoluto padrone dei cuori e che il desiderio della perfezione non può nascere che per ispirazione di Dio medesimo, non si opposero; ma stabilirono, prima di dare il consenso, di provare se quella fosse vera vocazione. 
Il Cav. Ignazio, benchè stimasse molto Padre Cioni, volle che altre persone competenti prendessero ad esaminare seriamente il disegno della cara figliola. Fu chiamato a tale scopo dal vicino paese di Castiglione, il canonico Giuseppe Maria Tonci senese, il quale, per dottrina e santità di vita, sapeva leggere si bene nei cuori, da non lasciare alcun dubbio sull’ispirazione, sull’invito con cui Dio chiama le anime elette in quelle vie mirabili a cui le ha destinate. Esaminò la vocazione di Anna Maria col massimo rigore; e la trovò talmente vera, certa, divina, che ne restò sorpreso egli stesso. I genitori chinarono allora il capo alle adorabili divine disposizioni, e si dichiararono rassegnati al sacrificio di questa figlia ad essi sì cara. Ma non per questo cessarono per Anna Maria le prove. Trovavasi in quei giorni nel vicino Convento di Santa Maria delle Grazie il Padre Giovanni Colombino, Provinciale dei Carmelitani Scalzi, e il Cav. Ignazio Redi, che lo conosceva per uomo dotto e saggio e da lungo tempo ne era amico, lo pregò ad esaminare la figlia e a riferirgli il suo parere. 
Questo religioso, venuto in casa Redi, fece ad Anna Maria una pittura sì austera e formidabile della vita carmelitana, che avrebbe reso perplesso anche il cuore più generoso. Ma niente la scosse: non la soggiogò la paura dei patimenti, non la spaventò il pensiero dei sarcasmi a cui si sarebbe esposta se costretta a ritornare nel mondo, non la trattennero i vincoli del sangue; nel silenzio del suo spirito stabilì di essere sempre più di Dio, di seguirlo anche nei patimenti, sulla croce, pronta a passare su tutto e su tutti e ad incamminarsi nelle vie della gloria e della vera felicità. 
Quindi, resosi conto il Padre Provinciale della vera vocazione di Anna Maria, ne assicurò i genitori e li consigliò a secondarla nella buona volontà permettendole di scrivere alla Madre Priora del Monastero di Santa Teresa, per essere quivi accettata alle prove della religione. Anche Mons. Jacopo Inghirami, Vescovo di Arezzo, approvò la risoluzione della giovinetta, ed assicurò i parenti di lei che la volontà di Dio la chiamava a servirlo nel Carmelo Riformato. ( Il Padre Diego della Compagnia di Gesù, zio della Santa, in una lettera del 29 Agosto 1764, così si espresse: << In questa vocazione io ho riconosciuto una specialissima condotta dell’amorevole Signore ed una grazia particolare a me fatta da Santa Teresa di cui non potrò mai dimenticarmi. Iddio ha prevenuta ed accompagnata di modo questa giovane che sembra aversela Santa Teresa eletta fin dalla culla >>. ) 
Il consenso non potè dunque mancare; e l’allegrezza della fanciulla fu al colmo quando il Cavaliere suo padre le concesse di scrivere alla Madre Priora per chiederle di essere accolta nel numero delle sue figlie. Quanto fu bello quel giorno per Anna Maria! I suoi pensieri erano rivolti al caro Monastero di Firenze, dove Gesù l’attendeva per ripeterle sempre al cuore, come un dì a Santa Gertrude: << Io, il Signore, tuo Dio, io tuo Amore, ti ho creata per gustare in te pure delizie >>. 
Giovinetta avventurata! Ella sapeva bene che il Chiostro dove Dio la chiamava era proprio una dimora dove Gesù si sarebbe manifestato più chiaramente a lei; dove l’avrebbe fatta ardere dell’amore più puro innalzandola di grandezza in grandezza fino alle più alte cime della perfezione. Ed ella allora godeva, diffondendosi in trasporti di viva fede ed in palpiti di tenero indicibile affetto. Pure, in mezzo a tante delizie, una nube, una di quelle nubi leggere che sospirano di essere irradiate dai primi raggi del sole, cerca di oscurare quell’anima santa, interrompendo l’inno di un cuore che cantava d’amore e per amore a Dio. 
Una tentazione, forse la più forte, cercò d’appassire in un sol punto quel fiore. Una sera, come spesso avveniva, ritiratisi tutti i famigliari, si tratteneva a spirituale colloquio col padre. Più intimo del consueto fu il loro trattenimento, o il pensiero della vicina separazione si presentò più vivo al cuore del Cavaliere Redi?…. Ad un tratto, commosso fino alle lacrime, le dice: << Dunque, cara figlia, tu mi abbandoni?… >>. Nella penombra della sera le figure degli antenati parvero animarsi sui quadri sospesi alle pareti, palpitare a quella scena commovente, e inchinarsi riverenti alla mite fanciulla che, rispecchiando in sé le glorie avite, le sublimava con l’eroismo cristiano. 
Che cosa rispose Anna Maria? Il padre ne tenne memoria, e noi siamo lieti di poter qui fedelmente riprodurre quanto egli dispose: << A tale sorpresa, forse la maggiore che in quelle circostanze potesse toccare il suo cuore, come invitta trionfatrice ristette alcun tempo quasi estatica ed imperterrita davanti a me, e quindi, senza farmi parola, si ritirò nella sua stanza >>. Chi sa che cosa voglia dire restar muti di fronte ad una grande prova, potrà pienamente comprendere quanto sia stata grande l’impressione che le lacrime paterne produssero nell’animo della giovinetta. Chiusa nella sua camera, quivi l’attendevano tremende le battaglie del cuore; quelle battaglie capaci talvolta di far recedere dalle più forti e virili risoluzioni. In quella tempesta angosciosa dell’animo udiva la voce della natura che le sussurrava: - Lascia codesto tuo pensiero! Rimani nella casa paterna! Come potrai vivere nel silenzio di un Chiostro al pensiero di aver recato tanto dolore al padre tuo? Rimani, rimani, consola chi ti ha tanto amato! - La tentazione era tremenda, gagliarda la lotta. Ma quando si ricordò della misteriosa voce della Riformatrice, che con tanta insistenza la invitava al Carmelo, si inginocchiò e ripetè al Signore: << Sarò vostra a costo di qualunque ripugnanza >>. 
Con questo sentimento, che in altra circostanza vedremo da lei scritto col proprio sangue, trionfò Anna Maria della tenerezza paterna. Dopo questa vittoria non le riuscì difficile vincere gli assalti che dovè sostenere da una cameriera che, mormorando parole profane all’orecchio della fanciulla, tentò farle intravedere i miraggi seducenti del mondo; come pure di una parente che cercava rimuoverla dal suo pio divisamento. Con invitta fortezza rigettò con diaboliche le insinuazioni della prima, e con la più saggia prudenza e disinvoltura quelle del secondo, ripetendo sempre: << Dio mi vuole per sé, ed io voglio essere tutta sua >>. Ed il Signore che era con lei, volle compensarla di queste molteplici vittorie. 
Il Cav. Ignazio, quasi per riparare quel momento di debolezza, con generoso coraggio cercò d’affrettare l’ingresso della figlia al Carmelo. Pregò il Padre Provinciale ad interporsi presso la Madre Priora perché volesse quanto prima render paghi i desideri di sua figlia. La risposta non tardò: venne apportatrice di celeste consolazione al cuore della nostra giovinetta. 
Il Padre Pietro d’Alcantara, Carmelitano Scalzo, portò la lettera d’accettazione al Cav. Ignazio Redi; ma prima di dare la bella notizia ad Anna Maria, dissimulò che nel monastero di Santa Teresa non fosse stato possibile accettarla, perché completo il numero delle religiose voluto dalle leggi. La giovinetta rimase allora un poco perplessa se dovesse crederlo; quindi disse dolcemente << che se ivi le fosse mancato il posto, vi erano anche in Parma le Carmelitane Scalze >>. << Figlia - la interrogò altra volta il padre e - se tutti i Monasteri delle Teresiane non potessero riceverti, che cosa faresti? >>. Ed ella francamente: << In tal caso mi farei cappuccina per vivere in un rigido Istituto >> . 
Le fu allora consegnata la risposta della Madre Priora, che in quel tempo era la Madre Maria Maddalena di Gesù, ed ella la lesse avidamente, ed in un sol punto vide appagati tutti i suoi desideri. Come poteva essere altrimenti? Aveva scritto così bene quella letterina-domanda!… In essa aveva rivelato la brama ardentissima di entrare in quella << casa di angeli…, per fare a gara con quelle religiose nel santo Amore di Dio >>. 
Da quella lettera, che tutta effondeva profumo di virtù, e dalla quale ben si capiva qual fosse l’interno ardore di quel cuore innocente, la Priora conobbe subito che i desideri di Anna Maria non erano altro che la volontà di Dio. L’accettò dunque, e le rispose che si facesse condurre quanto prima a Firenze, per cominciare nel Monastero le prove della religione. Quanto fu grande il contento di quell’anima! Il desiderio di farsi santa grandeggiò allora più vivo in lei; offrì nuovamente a Dio il suo cuore, protestandosi di voler vivere tutta per Lui, e tutta nel suo amore. Questi sentimenti sono bene espressi in una lettera di risposta che in quei giorni la Serva di Dio scriveva alla Signorina Albergotti, quella stessa che andò a trovarla a Santa Apollonia. << Non vedevo l’ora - diceva fra le altre cose - di venire ad abitare in codesto santo Monastero dove starò assai contenta, e spero, mercè i di lei esempi e delle altre sorelle, di divenire come il mio caro Sposo Gesù mi desidera. Avendomi Egli stesso fatto il gran bene di chiamarmi ad una religione sì perfetta, spero che mi darà tutti gli aiuti efficaci per divenire santa >>. 
Prima però di dire addio per sempre al mondo, volle pararsi al gran passo con un pio pellegrinaggio al monte della Verna, dove San Francesco d’Assisi ricevè il preclaro dono delle Stimmate, e dove ella pure si sarebbe accesa del desiderio di emularne i serafici ardori. 


FONTE: 
Padre Stanislao di Santa Teresa, dell’Ordine Teresiano dei Carmelitani Scalzi. Un Angelo del Carmelo, Santa Teresa Margherita Redi del Sacro Cuore di Gesù. 1934. 


LAUS  DEO

Pax et Bonum


Francesco di Santa Maria di Gesù
Terziario Francescano